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COMMENTO DELLA LETTERA AGLI EBREI

Ultimo Aggiornamento: 05/02/2019 14:01
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11/01/2012 12:46
 
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CRISTO È SUPERIORE AGLI ANGELI
[5]Infatti a quale degli angeli Dio ha mai detto: Tu sei mio figlio; oggi ti ho generato? E ancora: Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio?
Sono, queste, due citazioni dell’Antico Testamento. La prima citazione è tratta dal Salmo 2, Salmo messianico per eccellenza:
“Perché le genti congiurano perché invano cospirano i popoli? Insorgono i re della terra e i principi congiurano insieme contro il Signore e contro il suo Messia: Spezziamo le loro catene, gettiamo via i loro legami.
Se ne ride chi abita i cieli, li schernisce dall'alto il Signore. Egli parla loro con ira, li spaventa nel suo sdegno: Io l'ho costituito mio sovrano sul Sion mio santo monte. Annunzierò il decreto del Signore. Egli mi ha detto: Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra. Le spezzerai con scettro di ferro, come vasi di argilla le frantumerai. E ora, sovrani, siate saggi istruitevi, giudici della terra; servite Dio con timore e con tremore esultate; che non si sdegni e voi perdiate la via. Improvvisa divampa la sua ira. Beato chi in lui si rifugia”.
La seconda citazione è invece del Secondo Libro di Samuele (7,14). Il Signore promette a Davide un regno eterno, nel Figlio che nascerà da lui.
“Il re, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato tregua da tutti i suoi nemici all'intorno, disse al profeta Natan: Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l'arca di Dio sta sotto una tenda. Natan rispose al re: Va’, fa’ quanto hai in mente di fare, perché il Signore è con te.
Ma quella stessa notte questa parola del Signore fu rivolta a Natan: Va’ e riferisci al mio servo Davide: Dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Ma io non ho abitato in una casa da quando ho fatto uscire gli Israeliti dall'Egitto fino ad oggi; sono andato vagando sotto una tenda, in un padiglione. Finché ho camminato, ora qua, ora là, in mezzo a tutti gli Israeliti, ho forse mai detto ad alcuno dei Giudici, a cui avevo comandato di pascere il mio popolo Israele: Perché non mi edificate una casa di cedro?
Ora dunque riferirai al mio servo Davide: Così dice il Signore degli eserciti: Io ti presi dai pascoli, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi il capo d'Israele mio popolo; sono stato con te dovunque sei andato; anche per il futuro distruggerò davanti a te tutti i tuoi nemici e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo a Israele mio popolo e ve lo pianterò perché abiti in casa sua e non sia più agitato e gli iniqui non lo opprimano come in passato, al tempo in cui avevo stabilito i Giudici sul mio popolo Israele e gli darò riposo liberandolo da tutti i suoi nemici. Te poi il Signore farà grande, poiché una casa farà a te il Signore.
Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio. Se farà il male, lo castigherò con verga d'uomo e con i colpi che danno i figli d'uomo, ma non ritirerò da lui il mio favore, come l'ho ritirato da Saul, che ho rimosso dal trono dinanzi a te. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per sempre.
Natan parlò a Davide con tutte queste parole e secondo questa visione. Allora il re Davide andò a presentarsi al Signore e disse: Chi sono io, Signore Dio, e che cos'è mai la mia casa, perché tu mi abbia fatto arrivare fino a questo punto? E questo è parso ancora poca cosa ai tuoi occhi, mio Signore: tu hai parlato anche della casa del tuo servo per un lontano avvenire: e questa è come legge dell'uomo, Signore Dio! Che potrebbe dirti di più Davide? Tu conosci il tuo servo, Signore Dio! Per amore della tua parola e secondo il tuo cuore, hai compiuto tutte queste grandi cose, manifestandole al tuo servo. Tu sei davvero grande Signore Dio! Nessuno è come te e non vi è altro Dio fuori di te, proprio come abbiamo udito con i nostri orecchi. E chi è come il tuo popolo, come Israele, unica nazione sulla terra che Dio è venuto a riscattare come popolo per sé e a dargli un nome? In suo favore hai operato cose grandi e tremende, per il tuo paese, per il tuo popolo che ti sei riscattato dall'Egitto, dai popoli e dagli dei. Tu hai stabilito il tuo popolo Israele per essere tuo popolo per sempre; tu, Signore, sei divenuto il suo Dio.
Ora, Signore, la parola che hai pronunciata riguardo al tuo servo e alla sua casa, confermala per sempre e fa’ come hai detto. Allora il tuo nome sarà magnificato per sempre così: Il Signore degli eserciti è il Dio d'Israele! La casa del tuo servo Davide sia dunque stabile davanti a te! Poiché tu, Signore degli eserciti, Dio d'Israele, hai fatto una rivelazione al tuo servo e gli hai detto: Io ti edificherò una casa! perciò il tuo servo ha trovato l'ardire di rivolgerti questa preghiera. Ora, Signore, tu sei Dio, le tue parole sono verità e hai promesso questo bene al tuo servo. Dègnati dunque di benedire ora la casa del tuo servo, perché sussista sempre dinanzi a te! Poiché tu, Signore, hai parlato e per la tua benedizione la casa del tuo servo sarà benedetta per sempre!”.
In queste due citazioni è manifestata la doppia origine di Cristo.
Egli è da Dio e dall’uomo, dall’eternità e dal tempo, è Figlio di Dio e Figlio di Davide. Da Dio è generato nell’oggi dell’eternità; da sempre Egli è Dio; da Davide è generato nel tempo, perché è nato dalla Vergine Maria.
Per la sua generazione eterna, per la sua origine da Dio, perché da Dio generato, e anche per la sua generazione da Davide, Gesù è superiore agli Angeli. Egli degli Angeli è il Signore anche come vero uomo, perché tale Dio lo ha costituito, è il Creatore perché è il loro Dio.
La finalità della superiorità di Gesù sugli Angeli in questo contesto è finalizzata ad affermare la superiorità della Parola che Dio ci ha donato per mezzo di Gesù Cristo.
Questa finalità è manifestata alla fine di questo capitolo ed è in quel contesto che ci si soffermerà a coglierla nei suoi molteplici aspetti.
Ora è giusto non disperderci e proseguire con la dimostrazione dell’Autore finalizzata a manifestare chi è in verità Cristo, o cosa dice la Scrittura, rivelata per mano di Angeli, di Cristo, o semplicemente cosa dicono gli Angeli di Cristo Gesù, del Figlio di Dio.
Se gli Angeli rendono testimonianza a Cristo e alla superiorità che Lui ha su di loro, ci potrà essere sulla terra un solo uomo che non renda testimonianza a Cristo?
Se qualcuno non lo facesse, costui sappia che è fuori anche della testimonianza che gli Angeli rendono a lui di Dio. È fuori perché la testimonianza che loro rendono a lui di Dio attesta chiaramente che Dio ha generato il Figlio e che lo ha costituito erede universale di tutte le cose, assieme a tutte le altre verità che in questo stesso contesto vengono affermate.
[6]E di nuovo, quando introduce il primogenito nel mondo, dice: Lo adorino tutti gli angeli di Dio.
La citazione è tratta dal Salmo 96.
“Il Signore regna, esulti la terra, gioiscano le isole tutte. Nubi e tenebre lo avvolgono, giustizia e diritto sono la base del suo trono. Davanti a lui cammina il fuoco e brucia tutt'intorno i suoi nemici. Le sue folgori rischiarano il mondo: vede e sussulta la terra. I monti fondono come cera davanti al Signore, davanti al Signore di tutta la terra. I cieli annunziano la sua giustizia e tutti i popoli contemplano la sua gloria. Siano confusi tutti gli adoratori di statue e chi si gloria dei propri idoli. Si prostrino a lui tutti gli dei! (Lo adorino tutti gli angeli di Dio: è secondo la versione greca). Ascolta Sion e ne gioisce, esultano le città di Giuda per i tuoi giudizi, Signore. Perché tu sei, Signore, l'Altissimo su tutta la terra, tu sei eccelso sopra tutti gli dei. Odiate il male, voi che amate il Signore: lui che custodisce la vita dei suoi fedeli li strapperà dalle mani degli empi. Una luce si è levata per il giusto, gioia per i retti di cuore. Rallegratevi, giusti, nel Signore, rendete grazie al suo santo nome”.
Anche il Deuteronomio contiene un’affermazione simile (Cfr 32,43, ma sempre secondo la versione greca). È bene conoscere il contenuto di questo capitolo. È presentato Dio nella sua opera di salvezza a favore del suo popolo:
“Ascoltate, o cieli: io voglio parlare: oda la terra le parole della mia bocca! Stilli come pioggia la mia dottrina, scenda come rugiada il mio dire; come scroscio sull'erba del prato, come spruzzo sugli steli di grano. Voglio proclamare il nome del Signore: date gloria al nostro Dio! Egli è la Roccia; perfetta è l'opera sua; tutte le sue vie sono giustizia; è un Dio verace e senza malizia; Egli è giusto e retto.
Peccarono contro di lui i figli degeneri, generazione tortuosa e perversa. Così ripaghi il Signore, o popolo stolto e insipiente? Non è lui il padre che ti ha creato, che ti ha fatto e ti ha costituito? Ricorda i giorni del tempo antico, medita gli anni lontani. Interroga tuo padre e te lo farà sapere, i tuoi vecchi e te lo diranno. Quando l'Altissimo divideva i popoli, quando disperdeva i figli dell'uomo, egli stabilì i confini delle genti secondo il numero degli Israeliti. Perché porzione del Signore è il suo popolo, Giacobbe è sua eredità.
Egli lo trovò in terra deserta, in una landa di ululati solitari. Lo circondò, lo allevò, lo custodì come pupilla del suo occhio. Come un'aquila che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati, egli spiegò le ali e lo prese, lo sollevò sulle sue ali, Il Signore lo guidò da solo, non c'era con lui alcun dio straniero. Lo fece montare sulle alture della terra e lo nutrì con i prodotti della campagna; gli fece succhiare miele dalla rupe e olio dai ciottoli della roccia; crema di mucca e latte di pecora insieme con grasso di agnelli, arieti di Basan e capri, fior di farina di frumento e sangue di uva, che bevevi spumeggiante.
Giacobbe ha mangiato e si è saziato, sì, ti sei ingrassato, impinguato, rimpinzato e ha respinto il Dio che lo aveva fatto, ha disprezzato la Roccia, sua salvezza. Lo hanno fatto ingelosire con dei stranieri e provocato con abomini all'ira. Hanno sacrificato a demoni che non sono Dio, a divinità che non conoscevano, novità, venute da poco, che i vostri padri non avevano temuto. La Roccia, che ti ha generato, tu hai trascurato; hai dimenticato il Dio che ti ha procreato! Ma il Signore ha visto e ha disdegnato con ira i suoi figli e le sue figlie. Ha detto: Io nasconderò loro il mio volto: vedrò quale sarà la loro fine. Sono una generazione perfida, sono figli infedeli.
Mi resero geloso con ciò che non è Dio, mi irritarono con i loro idoli vani; io li renderò gelosi con uno che non è popolo, li irriterò con una nazione stolta. Un fuoco si è acceso nella mia collera e brucerà fino nella profondità degl'inferi; divorerà la terra e il suo prodotto e incendierà le radici dei monti. Accumulerò sopra di loro i malanni; le mie frecce esaurirò contro di loro. Saranno estenuati dalla fame, divorati dalla febbre e da peste dolorosa. Il dente delle belve manderò contro di essi, con il veleno dei rettili che strisciano nella polvere. Di fuori la spada li priverà dei figli, dentro le case li ucciderà lo spavento. Periranno insieme il giovane e la vergine, il lattante e l'uomo canuto.
Io ho detto: Li voglio disperdere, cancellarne tra gli uomini il ricordo! se non temessi l'arroganza del nemico, l'abbaglio dei loro avversari; non dicano: La nostra mano ha vinto, non è il Signore che ha operato tutto questo! Sono un popolo insensato e in essi non c'è intelligenza: se fossero saggi, capirebbero, rifletterebbero sulla loro fine: Come può un uomo solo inseguirne mille o due soli metterne in fuga diecimila? Non è forse perché la loro Roccia li ha venduti, il Signore li ha consegnati? Perché la loro roccia non è come la nostra e i nostri nemici ne sono testimoni. La loro vite è dal ceppo di Sòdoma, dalle piantagioni di Gomorra. La loro uva è velenosa, ha grappoli amari. Tossico di serpenti è il loro vino, micidiale veleno di vipere. Non è questo nascosto presso di me, sigillato nei miei forzieri? Mia sarà la vendetta e il castigo, quando vacillerà il loro piede! Sì, vicino è il giorno della loro rovina e il loro destino si affretta a venire. Perché il Signore farà giustizia al suo popolo e dei suoi servi avrà compassione; quando vedrà che ogni forza è svanita e non è rimasto né schiavo, né libero.
Allora dirà: Dove sono i loro dei, la roccia in cui cercavano rifugio; quelli che mangiavano il grasso dei loro sacrifici, che bevevano il vino delle loro libazioni? Sorgano ora e vi soccorrano, siano il riparo per voi!
Ora vedete che io, io lo sono e nessun altro è dio accanto a me. Sono io che dò la morte e faccio vivere; io percuoto e io guarisco e nessuno può liberare dalla mia mano. Alzo la mano verso il cielo e dico: Per la mia vita, per sempre: quando avrò affilato la folgore della mia spada e la mia mano inizierà il giudizio, farò vendetta dei miei avversari, ripagherò i miei nemici. Inebrierò di sangue le mie frecce, si pascerà di carne la mia spada, del sangue dei cadaveri e dei prigionieri, delle teste dei condottieri nemici! Esultate, o nazioni, per il suo popolo, perché Egli vendicherà il sangue dei suoi servi; volgerà la vendetta contro i suoi avversari e purificherà la sua terra e il suo popolo”.
Mosè venne con Giosuè, figlio di Nun, e pronunziò agli orecchi del popolo tutte le parole di questo canto. Quando Mosè ebbe finito di pronunziare tutte queste parole davanti a tutto Israele, disse loro: Ponete nella vostra mente tutte le parole che io oggi uso come testimonianza contro di voi. Le prescriverete ai vostri figli, perché cerchino di eseguire tutte le parole di questa legge. Essa infatti non è una parola senza valore per voi; anzi è la vostra vita; per questa parola passerete lunghi giorni sulla terra di cui state per prendere possesso, passando il Giordano.
In quello stesso giorno il Signore disse a Mosè: Sali su questo monte degli Abarim, sul monte Nebo, che è nel paese di Moab, di fronte a Gerico, e mira il paese di Canaan, che io dò in possesso agli Israeliti. Tu morirai sul monte sul quale stai per salire e sarai riunito ai tuoi antenati, come Aronne tuo fratello è morto sul monte Or ed è stato riunito ai suoi antenati, perché siete stati infedeli verso di me in mezzo agli Israeliti alle acque di Mèriba di Kades nel deserto di Sin, perché non avete manifestato la mia santità. Tu vedrai il paese davanti a te, ma là, nel paese che io sto per dare agli Israeliti, tu non entrerai!”.
Dio è il Signore. Cristo è il Signore. Dio è il Salvatore. Cristo è il Salvatore. Ciò che è del Padre, è del Figlio. Questa è la nostra verità ed è santissima.
Gli Angeli non sono signori. Sono creature di Dio, suoi servi. Anche questa è verità ed è santa per noi.
[7]Mentre degli angeli dice: Egli fa i suoi angeli pari ai venti, e i suoi ministri come fiamma di fuoco,
Gli Angeli non sono invece signori, perché la Signoria appartiene solo a Dio. Sono ministri di Dio, suoi servi.
Essi sono sempre in ascolto della volontà di Dio per eseguirla in ogni sua parte.
Così parla il salmo 103 (sempre in versione greca) degli Angeli. Lo riportiamo tutto perché ci aiuta a scoprire il posto degli Angeli nell’universo creato da Dio, nel quale ogni creatura ha un suo ruolo definito e preciso:
“Benedici il Signore, anima mia, Signore, mio Dio, quanto sei grande! Rivestito di maestà e di splendore, avvolto di luce come di un manto. Tu stendi il cielo come una tenda, costruisci sulle acque la tua dimora, fai delle nubi il tuo carro, cammini sulle ali del vento; fai dei venti i tuoi messaggeri, delle fiamme guizzanti i tuoi ministri.
Hai fondato la terra sulle sue basi, mai potrà vacillare. L'oceano l'avvolgeva come un manto, le acque coprivano le montagne. Alla tua minaccia sono fuggite, al fragore del tuo tuono hanno tremato. Emergono i monti, scendono le valli al luogo che hai loro assegnato. Hai posto un limite alle acque: non lo passeranno, non torneranno a coprire la terra. Fai scaturire le sorgenti nelle valli e scorrono tra i monti; ne bevono tutte le bestie selvatiche e gli ònagri estinguono la loro sete. Al di sopra dimorano gli uccelli del cielo, cantano tra le fronde.
Dalle tue alte dimore irrighi i monti, con il frutto delle tue opere sazi la terra. Fai crescere il fieno per gli armenti e l'erba al servizio dell'uomo, perché tragga alimento dalla terra: il vino che allieta il cuore dell'uomo; l'olio che fa brillare il suo volto e il pane che sostiene il suo vigore. Si saziano gli alberi del Signore, i cedri del Libano da lui piantati. Là gli uccelli fanno il loro nido e la cicogna sui cipressi ha la sua casa. Per i camosci sono le alte montagne, le rocce sono rifugio per gli iràci. Per segnare le stagioni hai fatto la luna e il sole che conosce il suo tramonto.
Stendi le tenebre e viene la notte e vagano tutte le bestie della foresta; ruggiscono i leoncelli in cerca di preda e chiedono a Dio il loro cibo. Sorge il sole, si ritirano e si accovacciano nelle tane. Allora l'uomo esce al suo lavoro, per la sua fatica fino a sera. Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con saggezza, la terra è piena delle tue creature. Ecco il mare spazioso e vasto: lì guizzano senza numero animali piccoli e grandi. Lo solcano le navi, il Leviatàn che hai plasmato perché in esso si diverta. Tutti da te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno. Tu lo provvedi, essi lo raccolgono, tu apri la mano, si saziano di beni. Se nascondi il tuo volto, vengono meno, togli loro il respiro, muoiono e ritornano nella loro polvere. Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra. La gloria del Signore sia per sempre; gioisca il Signore delle sue opere. Egli guarda la terra e la fa sussultare, tocca i monti ed essi fumano. Voglio cantare al Signore finché ho vita, cantare al mio Dio finché esisto. A lui sia gradito il mio canto; la mia gioia è nel Signore. Scompaiano i peccatori dalla terra e più non esistano gli empi. Benedici il Signore, anima mia.
Non solo è detto che fa delle fiamme guizzanti (gli Angeli secondo la versione greca) i suoi ministri, appare in tutto il contesto che queste fiamme guizzanti sono opera di Dio.
Cristo invece non è opera di Dio. Cristo è generato da Dio, è il Figlio del Padre.
La differenza è grande ed è infinita. Supera l’estensione dell’intero universo. Cristo è nell’universo, ma è anche al di là di tutto l’universo, perché Lui dell’universo è il Creatore in quanto Dio e vero Figlio del Padre, che è Signore e Creatore dal nulla di tutto ciò che esiste.
[8]del Figlio invece afferma: Il tuo trono, Dio, sta in eterno e: Scettro giusto è lo scettro del tuo regno; [9]hai amato la giustizia e odiato l'iniquità, perciò ti unse Dio, il tuo Dio, con olio di esultanza più dei tuoi compagni.
Mentre gli Angeli sono ministri, Gesù invece del Regno di Dio è il Re. Gli Angeli sono a servizio del Gran Re, del Re dei re e del Principe di tutti i regnanti della terra.
Leggiamo l’affermazione nel contesto del Salmo 44. È un Salmo messianico, canta il Messia che verrà:
“Al maestro del coro. Su “I gigli...”. Dei figli di Core. Maskil. Canto d'amore. Effonde il mio cuore liete parole, io canto al re il mio poema. La mia lingua è stilo di scriba veloce. Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, ti ha benedetto Dio per sempre. Cingi, prode, la spada al tuo fianco, nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte, avanza per la verità, la mitezza e la giustizia. La tua destra ti mostri prodigi: le tue frecce acute colpiscono al cuore i nemici del re; sotto di te cadono i popoli. Il tuo trono, Dio, dura per sempre; è scettro giusto lo scettro del tuo regno. Ami la giustizia e l'empietà detesti: Dio, il tuo Dio ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali. Le tue vesti son tutte mirra, aloè e cassia, dai palazzi d'avorio ti allietano le cetre.
Figlie di re stanno tra le tue predilette; alla tua destra la regina in ori di Ofir. Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio, dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre; al re piacerà la tua bellezza. Egli è il tuo Signore: pròstrati a lui. Da Tiro vengono portando doni, i più ricchi del popolo cercano il tuo volto. La figlia del re è tutta splendore, gemme e tessuto d'oro è il suo vestito. E` presentata al re in preziosi ricami; con lei le vergini compagne a te sono condotte; guidate in gioia ed esultanza entrano insieme nel palazzo del re. Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli; li farai capi di tutta la terra. Farò ricordare il tuo nome per tutte le generazioni, e i popoli ti loderanno in eterno, per sempre”.
Da notare come con chiarezza divina il Messia è detto Dio: Dio, il tuo Dio ti ha consacrato con olio di letizia.
Dicendo: il tuo Dio, siamo anche introdotti nel mistero della vera umanità di Cristo Gesù.
Di Cristo Dio è Padre, Padre per generazione. È anche Dio, per creazione, in ragione della sua vera umanità. Dio è Padre di Cristo Gesù ed è anche Suo Dio.
È questo il vero mistero che avvolge Cristo Gesù. Vero Figlio di Dio, vero Figlio di Davide. Non due figli, uno di Dio e l’altro di Davide, ma un solo Figlio: di Dio nell’eternità, di Davide nel tempo.
Tutto questo si può affermare di Cristo perché è la Sua Persona che nasce da Dio e da Davide e la Persona è una sola. Le nature sono due, divina e umana, la Persona è una sola: quella divina che è nata da Dio nell’eternità, da Maria nel tempo. Per questo Gesù è vero Dio e Maria vera Madre di Dio.
[10]E ancora: Tu, Signore, da principio hai fondato la terra e opera delle tue mani sono i cieli. [11]Essi periranno, ma tu rimani; invecchieranno tutti come un vestito. [12]Come un mantello li avvolgerai, come un abito e saranno cambiati; ma tu rimani lo stesso, e gli anni tuoi non avranno fine.
Questi versetti sono tratti dal Salmo 101. In essi sono attestate la Signoria universale di Dio, che è anche di Cristo, e la sua eternità, che è anche di Cristo, dinanzi all’universo intero destinato a perire, ad invecchiare, mentre il Signore rimane in eterno.
Lui non cambia, non muta, non perisce. Così è anche di Cristo Gesù e del suo Regno eterno, che non conoscerà mai fine.
Leggiamo il Salmo:
“Preghiera di un afflitto che è stanco e sfoga dinanzi a Dio la sua angoscia. Signore, ascolta la mia preghiera, a te giunga il mio grido. Non nascondermi il tuo volto; nel giorno della mia angoscia piega verso di me l'orecchio. Quando ti invoco: presto, rispondimi. Si dissolvono in fumo i miei giorni e come brace ardono le mie ossa. Il mio cuore abbattuto come erba inaridisce, dimentico di mangiare il mio pane. Per il lungo mio gemere aderisce la mia pelle alle mie ossa. Sono simile al pellicano del deserto, sono come un gufo tra le rovine. Veglio e gemo come uccello solitario sopra un tetto. Tutto il giorno mi insultano i miei nemici, furenti imprecano contro il mio nome. Di cenere mi nutro come di pane, alla mia bevanda mescolo il pianto, davanti alla tua collera e al tuo sdegno, perché mi sollevi e mi scagli lontano.
I miei giorni sono come ombra che declina, e io come erba inaridisco. Ma tu, Signore, rimani in eterno, il tuo ricordo per ogni generazione. Tu sorgerai, avrai pietà di Sion, perché è tempo di usarle misericordia: l'ora è giunta. Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre e li muove a pietà la sua rovina. I popoli temeranno il nome del Signore e tutti i re della terra la tua gloria, quando il Signore avrà ricostruito Sion e sarà apparso in tutto il suo splendore. Egli si volge alla preghiera del misero e non disprezza la sua supplica. Questo si scriva per la generazione futura e un popolo nuovo darà lode al Signore.
Il Signore si è affacciato dall'alto del suo santuario, dal cielo ha guardato la terra, per ascoltare il gemito del prigioniero, per liberare i condannati a morte; perché sia annunziato in Sion il nome del Signore e la sua lode in Gerusalemme, quando si aduneranno insieme i popoli e i regni per servire il Signore. Ha fiaccato per via la mia forza, ha abbreviato i miei giorni. Io dico: Mio Dio, non rapirmi a metà dei miei giorni; i tuoi anni durano per ogni generazione. In principio tu hai fondato la terra, i cieli sono opera delle tue mani. Essi periranno, ma tu rimani, tutti si logorano come veste, come un abito tu li muterai ed essi passeranno. Ma tu resti lo stesso e i tuoi anni non hanno fine. I figli dei tuoi servi avranno una dimora, resterà salda davanti a te la loro discendenza”.
Come si può constatare le parole riferite a Dio e alla sua eternità di fronte ad ogni cosa che muta, invecchia e perisce, sono espresse in un contesto di speranza.
L’eternità di Dio dona speranza al cuore credente. L’eternità di Cristo deve far nascere la speranza nel cuore di ogni uomo.
Questo Cristo, che è eterno, perché è dall’eternità del Padre, da sempre e per sempre, ci è stato dato perché sia in Lui e in Lui solo la fonte, la sorgente della nostra salvezza.
Lui è lì in eterno dinanzi a noi, quale trono di grazia e di verità, perché in Lui attingiamo la nostra verità, la nostra grazia, per divenire in Lui, con Lui, per Lui grazia e verità. È questa la nostra salvezza ed è tutta in Lui.
[13]A quale degli angeli poi ha mai detto: Siedi alla mia destra, finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi?
Ancora un’altra citazione. È tratta dal Salmo 109, anch’esso Salmo sul Messia di Dio.
Il Messia di Dio è il Trionfatore, il Vincitore, Colui che vince per vincere ancora, Colui al quale ogni cosa è stata sottomessa.
Anche gli Angeli sono sottomessi a Lui.
Leggiamo il Salmo:
“Di Davide. Salmo. Oracolo del Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi. Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: Domina in mezzo ai tuoi nemici. A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell'aurora, come rugiada, io ti ho generato. Il Signore ha giurato e non si pente: Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek. Il Signore è alla tua destra, annienterà i re nel giorno della sua ira. Giudicherà i popoli: in mezzo a cadaveri ne stritolerà la testa su vasta terra. Lungo il cammino si disseta al torrente e solleva alta la testa.
In questo salmo di Cristo Gesù è detto tutto:
Oracolo del Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi. Dio è Signore. Cristo è Signore.
Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: Domina in mezzo ai tuoi nemici. Dio dona lo scettro del regno eterno a Cristo.
A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori. Viene ricordato il giorno della incoronazione, o glorificazione di Cristo.
Dal seno dell'aurora, come rugiada, io ti ho generato. È questa la sua generazione eterna.
Il Signore ha giurato e non si pente: Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek. Cristo non solo è Re, è anche Sacerdote, non però alla maniera di Aronne, bensì alla maniera di Melchisedek.
Il Signore è alla tua destra, annienterà i re nel giorno della sua ira. Dio è con Cristo e Cristo è con Dio.
Giudicherà i popoli: in mezzo a cadaveri ne stritolerà la testa su vasta terra. Cristo è costituito Giudice universale di tutta la terra.
Gesù stesso si serve di questo passo per confondere la sapienza dei sapienti scribi, farisei e sommi sacerdoti:
In questo capitolo Gesù è il Figlio per il quale il Padre fa il banchetto di nozze. Lo riportiamo tutto, soprattutto per metterci di fronte alla saggezza divina, proprio di Dio, con la quale Gesù argomenta e risponde:
Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse: Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti.
Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi. Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno. Dicci dunque il tuo parere: E` lecito o no pagare il tributo a Cesare? Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: Ipocriti, perché mi tentate? Mostratemi la moneta del tributo. Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: Di chi è questa immagine e l'iscrizione? Gli risposero: Di Cesare. Allora disse loro: Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. A queste parole rimasero sorpresi e, lasciatolo, se ne andarono.
In quello stesso giorno vennero a lui dei sadducei, i quali affermano che non c'è risurrezione, e lo interrogarono: Maestro, Mosè ha detto: Se qualcuno muore senza figli, il fratello ne sposerà la vedova e così susciterà una discendenza al suo fratello. Ora, c'erano tra noi sette fratelli; il primo appena sposato morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello. Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, di quale dei sette essa sarà moglie? Poiché tutti l'hanno avuta. E Gesù rispose loro: Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio. Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo. Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi. Udendo ciò, la folla era sbalordita per la sua dottrina.
Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: Maestro, qual è il più grande comandamento della legge? Gli rispose: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti.
Trovandosi i farisei riuniti insieme, Gesù chiese loro: Che ne pensate del Messia? Di chi è figlio? Gli risposero: Di Davide. Ed egli a loro: Come mai allora Davide, sotto ispirazione, lo chiama Signore, dicendo: Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi? Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio? Nessuno era in grado di rispondergli nulla; e nessuno, da quel giorno in poi, osò interrogarlo”.
Come si può constatare Gesù stesso si applica il passo della Scrittura. Il Messia è figlio di Davide, ma anche Signore di Davide.
È figlio in ragione della sua origine da Maria. È Signore per la sua origine da Dio. L’origine da Dio è per generazione eterna.
Di nessun Angelo questo è stato mai detto. La Scrittura fa una distinzione netta, precisa tra Dio e le sue creature, ma anche tra il Messia di Dio e ogni altra creatura.
Questa distinzione è costitutiva dell’essere stesso di Cristo, è la sua essenza, la sua natura.
Questa distinzione ci dice con chiarezza che Cristo è Dio. È questa la superiorità di Cristo sugli Angeli.
Non è una superiorità per elevazione morale o per la più grande sua “spiritualità”.
È invece una superiorità che è oltre ogni possibile superiorità che esiste nella creazione.
Tra gli uomini e gli Angeli si può parlare di superiorità di questi ultimi per rapporto ai primi.
Tra Cristo e gli Angeli invece neanche di per sé si potrebbe parlare di superiorità, ma di infinità.
Cristo è infinitamente oltre gli Angeli, perché egli è di natura divina. Egli è il Creatore e il Signore degli Angeli. Non è una differenza all’interno della creazione, è una differenza che nasce dal di fuori della creazione. È la stessa differenza che esiste tra Creato e Increato, tra Creatore e opera fatta.
Se questa è la differenza tra Cristo e gli Angeli, quale non sarà allora la differenza tra le due rivelazioni: quella che ha affidato agli Angeli e quella che lo stesso Dio ha affidato a Cristo Dio?
È questa differenza che l’Autore vuole cogliere in ogni suo particolare ed è anche questo lo scopo della Lettera.
[14]Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza?
Con queste chiare parole viene presentata la natura degli Angeli assieme al loro ministero.
Prima di ogni cosa è detto che gli Angeli sono di natura spirituale. Essi, a differenza dell’uomo, non hanno il corpo e quindi non hanno storia, non hanno divenire.
La natura spirituale è tutta se stessa allo stesso tempo, perché lo spirito è senza tempo.
Lo spirito, al pari di ogni altro essere, è creatura di Dio.
Ogni creatura di Dio è stata fatta per un fine. Qual è il fine degli Angeli?
L’Autore lo dice con queste poche parole: sono incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza.
Se si legge la Scrittura con mente limpida e con cuore puro, ci si accorge che essi sono sempre presentati in relazione all’uomo e alla sua salvezza.
Essi sono a servizio della salvezza dell’uomo. Questo è il loro ministero, il loro ufficio.
Loro servono quelli che devono ereditare la salvezza. Cristo invece è l’autore della salvezza.
La salvezza si compie per mezzo di Lui, ma anche si compie in Lui e con Lui.
Anche in questo la superiorità di Cristo in ordine alla salvezza è eccelsa. È la stessa differenza che esiste tra chi serve coloro che devono ereditare la salvezza e colui che “crea” la salvezza e la dona come il suo più grande dono d’amore.
È grande il mistero di Cristo. Lo si può accogliere solo nella fede, in quella fede che nasce dalla libertà dal peccato e dalla povertà in spirito.
La libertà del peccato fa sì che lo Spirito Santo possa parlare al nostro spirito, al nostro cuore, alla nostra intelligenza, alla nostra volontà.
La povertà in spirito fa sì che il nostro cuore sia vuoto da ogni pensiero della terra, da ogni desiderio, anche da ogni comprensione passata di Cristo. Anche dai vecchi pensieri ci dobbiamo svuotare, liberare, se vogliamo accogliere il Signore che viene per operare salvezza nei nostri cuori.
Dinanzi alla Parola della rivelazione dobbiamo sempre presentarci con la mitezza e l’umiltà. La mitezza ci fa essere sempre disponibile a Dio, l’umiltà ci fa vedere il nostro niente, anche nei pensieri, chiamati ad abbandonare se stessi, perché solo il pensiero di Dio sia l’unico oggetto della nostra mente, del nostro cuore, del nostro spirito, della nostra volontà.
La verità di Cristo è radiosa per se stessa. Essa si coglie in ogni passo della Scrittura.
La coglie però chi si fa libero dal peccato, chi diviene povero in spirito, chi si edifica nella mitezza e nell’umiltà della mente e del cuore.
Il peccato è scudo potente che impedisce ogni penetrazione della verità nella nostra mente e soprattutto nel nostro cuore.
L’uomo nel peccato è come se non avesse mente e non possedesse cuore. A posto della mente e del cuore c’è il peccato. I suoi ragionamenti sono ragionamenti di peccato, i suoi desideri sono desideri di peccato. La sua verità è una verità di peccato.
Cristo è venuto per togliere il nostro peccato. Questa è la potenza della sua grazia.
Anche questa è la superiorità di Cristo per rapporto alla rivelazione che Dio ci ha fatto per mezzo di Angeli. Lo afferma con chiarezza San Giovanni nel suo vangelo: “La legge ci fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità ci vennero per mezzo di Gesù Cristo… Da Lui abbiamo attinto grazia su grazia”.
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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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