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COMMENTO ALLA TERZA LETTERA DI S.GIOVANNI

Ultimo Aggiornamento: 09/01/2012 12:32
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09/01/2012 12:23
 
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“Quando questi giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò” (At 11,23).
“Nell'udir ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna” (At 13,48).
“Quando l'ebbero letta, si rallegrarono per l'incoraggiamento che infondeva” (At 15,31).
“Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto” (Rm 12,15).
“E ancora: Rallegratevi, o nazioni, insieme al suo popolo” (Rm 15,10).
“La fama della vostra obbedienza è giunta dovunque; mentre quindi mi rallegro di voi, voglio che siate saggi nel bene e immuni dal male” (Rm 16,19).
“Io mi rallegro della visita di Stefana, di Fortunato e di Acàico, i quali hanno supplito alla vostra assenza” (1Cor 16,17).
“Perché se io rattristo voi, chi mi rallegrerà se non colui che è stato da me rattristato?” (2Cor 2,2).
“Mi rallegro perché posso contare totalmente su di voi” (2Cor 7,16).
“Perciò ci rallegriamo quando noi siamo deboli e voi siete forti. Noi preghiamo anche per la vostra perfezione” (2Cor 13,9).
“Ma questo che importa? Purché in ogni maniera, per ipocrisia o per sincerità, Cristo venga annunziato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene” (Fil 1,18).
“Allo stesso modo anche voi godetene e rallegratevi con me” (Fil 2,18).
“L'ho mandato quindi con tanta premura perché vi rallegriate al vederlo di nuovo e io non sia più preoccupato” (Fil 2, 28).
“Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi” (Fil 4,4).
“Il fratello di umili condizioni si rallegri della sua elevazione” (Gc 1,9).
“Ma nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare” (1Pt 4,13).
“Mi sono molto rallegrato di aver trovato alcuni tuoi figli che camminano nella verità, secondo il comandamento che abbiamo ricevuto dal Padre” (2Gv 1,4).
“Molto infatti mi sono rallegrato quando sono giunti alcuni fratelli e hanno reso testimonianza che tu sei verace in quanto tu cammini nella verità” (3Gv 1,3).
“Gli abitanti della terra faranno festa su di loro, si rallegreranno e si scambieranno doni, perché questi due profeti erano il tormento degli abitanti della terra” (Ap 11,10).
“Rallegriamoci ed esultiamo, rendiamo a lui gloria, perché son giunte le nozze dell'Agnello; la sua sposa è pronta” (AP 19,7).
La gioia dell’uomo di Dio, di chi ama il Signore è tutta spirituale. È la gioia di chi desidera una cosa sola: che il Signore sia amato, obbedito, onorato, cercato, desiderato.
È la gioia di chi senza mai arrendersi sa che solo Dio è il fondamento della verità e della completezza del suo essere e per questo non si stanca mai di cercarlo. Lo cerca come cerva assetata anela ai corsi d’acqua, o come la terra arida brama essere bagnata dalla pioggia.
La gioia dell’uomo non finisce sulla terra, si completa nel cielo, per tutta l’eternità. L’eternità con Dio, in Cristo Gesù, è l’aspirazione unica di chi ama il Signore. L’uomo spirituale vive di gioia spirituale. La gioia spirituale dell’uomo spirituale è Dio sulla terra e nel cielo.
C’è poi anche la gioia dell’uomo materiale. Questa gioia è fatta di materia, di cose della terra. Questa gioia non disseta l’uomo. Questa gioia non sazia. Questa gioia uccide. Questa gioia rende l’uomo egoista, invidioso, superbo. Questa gioia porta l’uomo in un baratro di morte.
Di questa gioia l’uomo spirituale si è liberato per sempre. Si è liberato a motivo della sua perfetta povertà in spirito. L’unico suo desiderio è stare con il Signore, nel Signore, per il Signore.
Il presbitero gioisce perché sa che Gaio cammina nella verità, nella verità ha posto il suo cuore, la sua mente, la sua volontà. Nella verità ha posto tutta la sua persona. La verità è la sua vita.
Da notare in questo versetto la carità che univa la Chiesa delle origini. Quanti erano membri di una comunità informavano della vita della comunità e dei singoli membri altre comunità, soprattutto coloro che sulla comunità esercitavano il ministero della sorveglianza, della custodia, della difesa della verità.
La comunione offerta e accolta, data e ricevuta fa crescere bene la Chiesa, perché la fa progredire nella verità e nella carità; perché la protegge e la difende da ogni falsità ed errore.
[4]Non ho gioia più grande di questa, sapere che i miei figli camminano nella verità.
Nel versetto precedente si è detto tutto sulla gioia spirituale che anima gli uomini di Dio.
Se Dio è la gioia dell’uomo di Dio, Dio non è solo in un uomo di Dio, è in tutti gli uomini di Dio.
L’uomo di Dio gioisce perché Dio è anche negli altri ed è negli altri quando la verità di Dio è negli altri.
Il presbitero è stato costituito non solo per dare la verità, ma anche per insegnare agli uomini come si vive nella verità, come si cammina in essa.
Il dono e l’insegnamento della verità sono la missione del presbitero. Sono la missione, perché sono la sua vita.
Se sono la sua vita, sono anche la sua gioia, perché quando la missione si fa vita e la vita si fa missione, si raggiunge la perfezione cristiana ed è questa perfezione la causa, l’origine, la fonte della gioia del presbitero.
La gioia di un albero è quella di fruttificare bene, di produrre al massimo delle sue possibilità.
La gioia di un presbitero è anche quella di aver prodotto un frutto di verità in un altro cuore.
Sapendo che molti figli della comunità camminano nella verità e che la verità è frutto del dono del suo annunzio e del suo insegnamento, diviene per il presbitero causa di molta gioia.
Non potrebbe essere diversamente. Chi ha tristezza, invidia, gelosia che un altro cammina nella verità, costui di sicuro non cammina nella verità, non ama il Signore, non lo adora, non lo ascolta, non gli presta la necessaria obbedienza. Costui non è cristiano.
Una frase di San Paolo serve ad illuminarci sul grande amore che lui aveva per Cristo Gesù. Il suo amore è tanto grande, alto, profondo, largo, immenso, sconfinato da fargli desiderare una cosa sola: che tutti, anche per invidia contro di lui, si decidessero a predicare Cristo.
Lettera ai Filippesi - cap. 1,1- 30: “Paolo e Timoteo, servi di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi. Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.
Ringrazio il mio Dio ogni volta ch'io mi ricordo di voi, pregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del vangelo dal primo giorno fino al presente, e sono persuaso che colui che ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.
E` giusto, del resto, che io pensi questo di tutti voi, perché vi porto nel cuore, voi che siete tutti partecipi della grazia che mi è stata concessa sia nelle catene, sia nella difesa e nel consolidamento del vangelo. Infatti Dio mi è testimonio del profondo affetto che ho per tutti voi nell'amore di Cristo Gesù.
E perciò prego che la vostra carità si arricchisca sempre più in conoscenza e in ogni genere di discernimento, perché possiate distinguere sempre il meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quei frutti di giustizia che si ottengono per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio. Desidero che sappiate, fratelli, che le mie vicende si sono volte piuttosto a vantaggio del vangelo, al punto che in tutto il pretorio e dovunque si sa che sono in catene per Cristo; in tal modo la maggior parte dei fratelli, incoraggiati nel Signore dalle mie catene, ardiscono annunziare la parola di Dio con maggior zelo e senza timore alcuno.
Alcuni, è vero, predicano Cristo anche per invidia e spirito di contesa, ma altri con buoni sentimenti. Questi lo fanno per amore, sapendo che sono stato posto per la difesa del vangelo; quelli invece predicano Cristo con spirito di rivalità, con intenzioni non pure, pensando di aggiungere dolore alle mie catene. Ma questo che importa? Purché in ogni maniera, per ipocrisia o per sincerità, Cristo venga annunziato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene. So infatti che tutto questo servirà alla mia salvezza, grazie alla vostra preghiera e all'aiuto dello Spirito di Gesù Cristo, secondo la mia ardente attesa e speranza che in nulla rimarrò confuso; anzi nella piena fiducia che, come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia. Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa debba scegliere. Sono messo alle strette infatti tra queste due cose: da una parte il desiderio di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; d'altra parte, è più necessario per voi che io rimanga nella carne.
Per conto mio, sono convinto che resterò e continuerò a essere d'aiuto a voi tutti, per il progresso e la gioia della vostra fede, perché il vostro vanto nei miei riguardi cresca sempre più in Cristo, con la mia nuova venuta tra voi. Soltanto però comportatevi da cittadini degni del vangelo, perché nel caso che io venga e vi veda o che di lontano senta parlare di voi, sappia che state saldi in un solo spirito e che combattete unanimi per la fede del vangelo, senza lasciarvi intimidire in nulla dagli avversari. Questo è per loro un presagio di perdizione, per voi invece di salvezza, e ciò da parte di Dio; perché a voi è stata concessa la grazia non solo di credere in Cristo; ma anche di soffrire per lui, sostenendo la stessa lotta che mi avete veduto sostenere e che ora sentite dire che io sostengo”.
L’amore per Cristo porta l’apostolo a desiderare una predicazione capillare, universale del Vangelo di Cristo Gesù.
È grande il mistero dell’amore negli uomini di Dio. È il loro unico desiderio, l’unica loro volontà.
Dovremmo gareggiare nell’annunzio, nella predicazione, nell’insegnamento di Cristo Gesù.
Dovremmo sempre lodare Dio se qualcuno sa parlare meglio di noi di Dio, se meglio di noi insegna, predica, ammaestra.
Dovremmo sempre gioire quando apprendiamo che un cristiano cammina nella verità. Mentre dovremmo piangere quando non vi cammina, perché ha scelto le tenebre e la falsità.
Chi ama secondo verità Cristo Signore, ama di tutto cuore tutti coloro che amano Cristo e lo donano al mondo intero.
Chi soffre di invidia perché l’altro predica Cristo meglio e più di lui, costui di certo non ama il Signore. Se lo amasse, gioirebbe che Cristo viene fatto conoscere in modo vero, perfetto, santo, secondo pienezza di verità.
La gioia che nasce nel cuore al sentire che Cristo è fatto conoscere da altri è il vero segno che si ama il Signore secondo pienezza di verità e di carità.
[5]Carissimo, tu ti comporti fedelmente in tutto ciò che fai in favore dei fratelli, benché forestieri.
Il presbitero loda il comportamento di Gaio a favore dei fratelli di fede. Lo loda perché lui non fa alcuna distinzione tra i fratelli che sono membri della comunità e quelli che sono forestieri, che vengono cioè da altre parti.
La fedeltà non è ad una regola, o ad un comandamento che viene dagli uomini.
La fedeltà del presbitero è alla Volontà del suo Maestro e Signore, il quale è venuto per la salvezza di ogni uomo.
Gesù Signore non fa alcuna differenza tra uomo e uomo. Neanche chi è suo discepolo deve fare alcuna differenza.
Cristo Gesù è il servo di tutti. Anche il suo discepolo deve essere servo di tutti.
Cristo Gesù è venuto per fare di ogni uomo una cosa sola in Lui.
Anche il servo, o discepolo di Cristo Gesù deve lavorare perché questa unità non sia solo invisibile, sacramentale, ma anche visibile, operativa.
Nella comunità cristiana nessun uomo dovrà essere considerato straniero. Ogni uomo deve essere visto come Cristo Gesù, perché Cristo Gesù con l’incarnazione ha preso le sembianze di ogni uomo. Lui si è identificato con ogni uomo, specie i deboli, i poveri, gli emarginati, gli esclusi.
Quando una comunità cristiana fa differenza tra i discepoli di Gesù, quando fa differenza tra uomo e uomo, in questa comunità cristiana manca la verità. Manca Cristo, verità di ogni comunità cristiana.
La comunità di Cristo è una, perché uno è l’uomo.
Alla comunità del Signore ogni uomo deve appartenere o come discepolo di Gesù “già fatto”, o come discepolo di Gesù “da fare”.
Ogni uomo deve essere considerato di Cristo. Se è di Cristo, è necessariamente della comunità. Se non è estraneo a Cristo, non deve essere estraneo neanche alla comunità.
L’amore per il forestiero è legge essenziale del cristiano. Chi ignora il forestiero ignora Cristo, chi lo disprezza, disprezza Cristo, chi lo maltratta, maltratta Cristo, chi lo accoglie, accoglie Cristo Gesù.
L’essenza stessa del cristiano è quella di essere forestiero in questo mondo. Lui non è del mondo. Lui è del cielo, verso il cielo cammina, al cielo perennemente guarda.
Abramo non visse come forestiero? Cristo Gesù, anche Lui non visse come forestiero sulla terra?
Sul termine “forestiero”, “pellegrino”, “straniero”, ecco alcune verità che si possono trarre dalla Scrittura:
“E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri” (Mt 27,7).
“Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?” (Lc 17,18).
“Della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma” (At 2,10).
“Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio” (Ef 2,19).
“E anche voi, che un tempo eravate stranieri e nemici con la mente intenta alle opere cattive che facevate” (Col 1,21).
“Per fede soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa” (Eb 11,9).
“Nella fede morirono tutti costoro, pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati di lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sopra la terra” (Eb 11,13).
“Carissimi, io vi esorto come stranieri e pellegrini ad astenervi dai desideri della carne che fanno guerra all'anima” (1Pt 2,11).
“Poi Dio parlò così: La discendenza di Abramo sarà pellegrina in terra straniera, tenuta in schiavitù e oppressione per quattrocento anni” (At 7,6).
“E se pregando chiamate Padre colui che senza riguardi personali giudica ciascuno secondo le sue opere, comportatevi con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio” (1Pt 1,17).
“Allora il Signore disse ad Abram: Sappi che i tuoi discendenti saranno forestieri in un paese non loro; saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni” (Gn 15,13).
“Ebbene, giurami qui per Dio che tu non ingannerai né me né i miei figli né i miei discendenti: come io ho agito amichevolmente con te, così tu agirai con me e con il paese nel quale sei forestiero” (Gn 21,23).
“E fu forestiero nel paese dei Filistei per molto tempo” (Gn 21,34).
“Io sono forestiero e di passaggio in mezzo a voi. Datemi la proprietà di un sepolcro in mezzo a voi, perché io possa portar via la salma e seppellirla” (Gn 23,4).
“Conceda la benedizione di Abramo a te e alla tua discendenza con te, perché tu possieda il paese dove sei stato forestiero, che Dio ha dato ad Abramo” (Gn 28,4).
“Diede loro questo comando: Direte al mio signore Esaù: Dice il tuo servo Giacobbe: Sono stato forestiero presso Làbano e vi sono restato fino ad ora” (Gn 32,5).
“Poi Giacobbe venne da suo padre Isacco a Mamre, a Kiriat-Arba, cioè Ebron, dove Abramo e Isacco avevano soggiornato come forestieri” (Gn 35,27).
“Giacobbe si stabilì nel paese dove suo padre era stato forestiero, nel paese di Canaan” (Gn 37,1).
“Poi dissero al faraone: Siamo venuti per soggiornare come forestieri nel paese perché non c'è più pascolo per il gregge dei tuoi servi; infatti è grave la carestia nel paese di Canaan. E ora lascia che i tuoi servi risiedano nel paese di Gosen!” (Gn 47.4).
“Ho anche stabilito la mia alleanza con loro, per dar loro il paese di Canaan, quel paese dov'essi soggiornarono come forestieri” (Es 6,4).
“Per sette giorni non si troverà lievito nelle vostre case, perché chiunque mangerà del lievito, sarà eliminato dalla comunità di Israele, forestiero o nativo del paese” (Es 12,19).
“Se un forestiero è domiciliato presso di te e vuol celebrare la pasqua del Signore, sia circonciso ogni suo maschio: allora si accosterà per celebrarla e sarà come un nativo del paese. Ma nessun non circonciso ne deve mangiare” (Es 12,48).
“Vi sarà una sola legge per il nativo e per il forestiero, che è domiciliato in mezzo a voi” (Es 12,49).
“Ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te” (Es 20,10).
“Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri nel paese d'Egitto” (Es 22,20).
“Non opprimerai il forestiero: anche voi conoscete la vita del forestiero, perché siete stati forestieri nel paese d'Egitto” (es 23,9).
“Per sei giorni farai i tuoi lavori, ma nel settimo giorno farai riposo, perché possano goder quiete il tuo bue e il tuo asino e possano respirare i figli della tua schiava e il forestiero” (Es 23,12).
“Questa sarà per voi una legge perenne: nel settimo mese, nel decimo giorno del mese, vi umilierete, vi asterrete da qualsiasi lavoro, sia colui che è nativo del paese, sia il forestiero che soggiorna in mezzo a voi” (Lev 16,29).
“Voi dunque osserverete le mie leggi e le mie prescrizioni e non commetterete nessuna di queste pratiche abominevoli: né colui che è nativo del paese, né il forestiero in mezzo a voi” (Lev 18,26).
“Quanto alla tua vigna, non coglierai i racimoli e non raccoglierai gli acini caduti; li lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, vostro Dio” (Lev 19,10).
“Quando un forestiero dimorerà presso di voi nel vostro paese, non gli farete torto” (Lev 19,33).
“Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi; tu l'amerai come tu stesso perché anche voi siete stati forestieri nel paese d'Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio” (Lev 19,34).
“Dirai agli Israeliti: Chiunque tra gli Israeliti o tra i forestieri che soggiornano in Israele darà qualcuno dei suoi figli a Moloch, dovrà essere messo a morte; il popolo del paese lo lapiderà” (Lev 20,2).
“Parla ad Aronne, ai suoi figli, a tutti gli Israeliti e ordina loro: Chiunque della casa d'Israele o dei forestieri dimoranti in Israele presenta in olocausto al Signore un'offerta per qualsiasi voto o dono volontario” (Lev 22,18).
“Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino al margine del campo e non raccoglierai ciò che resta da spigolare del tuo raccolto; lo lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, il vostro Dio” (Lev 23,22).
“Ci sarà per voi una sola legge per il forestiero e per il cittadino del paese; poiché io sono il Signore vostro Dio” (Lev 24,22).
“Ciò che la terra produrrà durante il suo riposo servirà di nutrimento a te, al tuo schiavo, alla tua schiava, al tuo bracciante e al forestiero che è presso di te” (Lev 25,6).
“Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e inquilini” (Lev 25,23).
“Se il tuo fratello che è presso di te cade in miseria ed è privo di mezzi, aiutalo, come un forestiero e inquilino, perché possa vivere presso di te” (Lev 25,35).
“Se un forestiero stabilito presso di te diventa ricco e il tuo fratello si grava di debiti con lui e si vende al forestiero stabilito presso di te o a qualcuno della sua famiglia… ” (Lev 25,47).
“Queste sei città serviranno di rifugio agli Israeliti, al forestiero e all'ospite che soggiornerà in mezzo a voi, perché vi si rifugi chiunque abbia ucciso qualcuno involontariamente” (Num 35,15).
“Ma il settimo giorno è il sabato per il Signore tuo Dio: non fare lavoro alcuno né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né alcuna delle tue bestie, né il forestiero, che sta entro le tue porte, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te” (Dt 5,14).
“Rende giustizia all'orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà  pane e vestito” (Dt 10,18).
“Amate dunque il forestiero, poiché anche voi foste forestieri nel paese d'Egitto” (Dt 10,19).
“Gioirai in questa tua festa, tu, tuo figlio e tua figlia, il tuo schiavo e la tua schiava e il levita, il forestiero, l'orfano e la vedova che saranno entro le tue città” (Dt 16,14).
“Non avrai in abominio l'Idumeo, perché è tuo fratello; non avrai in abominio l'Egiziano, perché sei stato forestiero nel suo paese” (Dt 23,8).
“Non defrauderai il salariato povero e bisognoso, sia egli uno dei tuoi fratelli o uno dei forestieri che stanno nel tuo paese, nelle tue città” (Dt 24,14).
“Quando, facendo la mietitura nel tuo campo, vi avrai dimenticato qualche mannello, non tornerai indietro a prenderlo; sarà per il forestiero, per l'orfano e per la vedova, perché il Signore tuo Dio ti benedica in ogni lavoro delle tue mani” (Dt 24,19).
“Quando bacchierai i tuoi ulivi, non tornerai indietro a ripassare i rami: saranno per il forestiero, per l'orfano e per la vedova” (Dt 24,20).
“Quando vendemmierai la tua vigna, non tornerai indietro a racimolare: sarà per il forestiero, per l'orfano e per la vedova” (Dt 24,21).
“E tu pronuncerai queste parole davanti al Signore tuo Dio: Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa” (Dt 26,5).
“Gioirai, con il levita e con il forestiero che sarà in mezzo a te, di tutto il bene che il Signore tuo Dio avrà dato a te e alla tua famiglia” (Dt 26,11).
“Quando avrai finito di prelevare tutte le decime delle tue entrate, il terzo anno, l'anno delle decime, e le avrai date al levita, al forestiero, all'orfano e alla vedova perché ne mangino nelle tue città e ne siano sazi…” (Dt 26,12).
“…Dirai dinanzi al Signore tuo Dio: Ho tolto dalla mia casa ciò che era consacrato e l'ho dato al levita, al forestiero, all'orfano e alla vedova secondo quanto mi hai ordinato; non ho trasgredito, né dimenticato alcuno dei tuoi comandi” (Dt 26,13).
“Maledetto chi lede il diritto del forestiero, dell'orfano e della vedova! Tutto il popolo dirà: Amen” (Dt 27,19).
“Radunerai il popolo, uomini, donne, bambini e il forestiero che sarà nelle tue città, perché ascoltino, imparino a temere il Signore vostro Dio e si preoccupino di mettere in pratica tutte le parole di questa legge” (Dt 31,12).
“Tutto Israele, i suoi anziani, i suoi scribi, tutti i suoi giudici, forestieri e cittadini stavano in piedi da una parte e dall'altra dell'arca, di fronte ai sacerdoti leviti, che portavano l'arca dell'alleanza del Signore, una metà verso il monte Garizim e l'altra metà verso il monte Ebal, come aveva prima prescritto Mosè, servo del Signore, per benedire il popolo di Israele” (Gs 8,33).
“Non ci fu parola, di quante Mosè aveva comandate, che Giosuè non leggesse davanti a tutta l'assemblea di Israele, comprese le donne, i fanciulli e i forestieri che soggiornavano in mezzo a loro” (Gs 8, 35).
“La terza decima poi era per gli orfani, le vedove e i forestieri che si trovavano con gli Israeliti. La portavo loro ogni tre anni e la si consumava insieme, come vuole la legge di Mosè e secondo le raccomandazioni di Debora moglie di Anàniel, la madre di nostro padre, poiché mio padre, morendo, mi aveva lasciato orfano” (Tb 1,8).
“Ascolta la mia preghiera, Signore, porgi l'orecchio al mio grido, non essere sordo alle mie lacrime, poiché io sono un forestiero, uno straniero come tutti i miei padri” (Sal 38,13).
“Uccidono la vedova e il forestiero, danno la morte agli orfani” (Sal 93,6).
“Quando erano in piccolo numero, pochi e forestieri in quella terra” (Sal 104,12).
“Non solo: ci sarà per i primi un giudizio, perché accolsero ostilmente dei forestieri” (Sap 19,15).
“Dice il Signore: Praticate il diritto e la giustizia, liberate l'oppresso dalle mani dell'oppressore, non fate violenza e non opprimete il forestiero, l'orfano e la vedova, e non spargete sangue innocente in questo luogo” (Ger 22,3).
“Non costruirete case, non seminerete sementi, non pianterete vigne e non ne possederete alcuna, ma abiterete nelle tende tutti i vostri giorni, perché possiate vivere a lungo sulla terra, dove vivete come forestieri” (Ger 35,7).
“In te si disprezza il padre e la madre, in te si maltratta il forestiero, in te si opprime l'orfano e la vedova” (Ez 22,7).
“Gli abitanti della campagna commettono violenze e si danno alla rapina, calpestano il povero e il bisognoso, maltrattano il forestiero, contro ogni diritto” (Ez 22,29).
“Lo dividerete in eredità fra voi e i forestieri che abitano con voi, i quali hanno generato figli in mezzo a voi; questi saranno per voi come indigeni fra gli Israeliti e tireranno a sorte con voi la loro parte in mezzo alle tribù d'Israele” (Ez 47, 22).
“Io mi accosterò a voi per il giudizio e sarò un testimone pronto contro gli incantatori, contro gli adùlteri, contro gli spergiuri, contro chi froda il salario all'operaio, contro gli oppressori della vedova e dell'orfano e contro chi fa torto al forestiero. Costoro non mi temono, dice il Signore degli eserciti” (Mal 3,5).
“Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato” (Mt 25,35).
“Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?” (Mt 25m38).
“Ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato” (Mt 25, 43).
“Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?” (Mt 25,44).
“Carissimo, tu ti comporti fedelmente in tutto ciò che fai in favore dei fratelli, benché forestieri” (3Gv 1.5).
È grande il mistero di Cristo Gesù, Lui il pellegrino, Lui che abitò su questa terra da vero viandante, Lui che l’attraversò senza trovare in essa un posto dove posare il capo.
“Gli rispose Gesù: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo”. (Mt 8,20).
“Gesù gli rispose: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo” (Lc 9,58).
Il passo tutto intero così recita: “Vedendo Gesù una gran folla intorno a sé, ordinò di passare all'altra riva. Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai. Gli rispose Gesù: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo. E un altro dei discepoli gli disse: Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre. Ma Gesù gli rispose: Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti” (Mt 8,18-22). “Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: Ti seguirò dovunque tu vada. Gesù gli rispose: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo. A un altro disse: Seguimi. E costui rispose: Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre. Gesù replicò: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va’ e annunzia il regno di Dio. Un altro disse: Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa. Ma Gesù gli rispose: Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio” (Lc 9,57-62).
Se Cristo è vissuto forestiero su questa terra, ci potrà mai essere un suo discepolo che possa considerarsi residente fisso in essa?
Se tutti siamo forestieri, pellegrini, in cammino perenne, in viaggio verso la patria eterna, si potrà mai fare distinzione tra cristiano e cristiano, tra chi abita qui e chi abita altrove, dal momento che ognuno è sempre altrove e quindi sempre forestiero per il luogo dove attualmente si trova?
La fede non fa distinzione tra discepolo e discepolo, tra uomo e uomo. Neanche la carità deve fare distinzione. Se la fa, è segno che essa non nasce dalla vera fede in Cristo Gesù e nella sua Parola di salvezza.
Gaio si comporta fedelmente. Vive cioè di fede pura, santa, retta. La sua fede è retta, pura e santa, perché la sua carità è pura, retta, santa.
La carità diviene così la prova della verità della nostra fede. È vera quella fede che produce come frutto una carità limpida, universale, cattolica, senza distinzione, senza separazione, senza classificazione.
Se la carità non è vera carità, di sicuro neanche la fede è vera fede. Gaio è lodato perché la sua fede è vera. Lo attesta la sua carità vera.
[6]Essi hanno reso testimonianza della tua carità davanti alla Chiesa, e farai bene a provvederli nel viaggio in modo degno di Dio,
Gesù lo ha detto: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”. (Mt 5,13-16).
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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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