Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

COMMENTO ALLA TERZA LETTERA DI S.GIOVANNI

Ultimo Aggiornamento: 09/01/2012 12:32
Autore
Stampa | Notifica email    
09/01/2012 12:22
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

La verità di Cristo è la scelta da parte del presbitero di conformare tutta la sua vita a Cristo Gesù, per renderlo presente, operante in mezzo al suo gregge con quella infinita carità che gli fece prendere su di Sé tutti i peccati del mondo.
La verità di Cristo è la sua consegua quotidiana alla morte per la salvezza di ogni uomo.
La verità di Cristo è la scelta del presbitero di versare il suo sangue per nutrire il gregge di Dio.
La verità di Cristo è quella di lasciarsi anche lui spezzare, come buon pane, perché nulla mai manchi al gregge del Signore in buon nutrimento spirituale, santo, di parola e di grazia, di verità e di fede, di dottrina e di insegnamento.
Amare l’altro nella verità – e la verità è solo quella di Cristo Gesù – è pagare con la propria vita la salvezza di un’anima.
Il presbitero ama così, perché Cristo Gesù ha amato così. Lui, il presbitero non potrà conoscere nessun’altra forma di amore, se non quella vissuta dal suo Maestro e Signore.
O si ama nella verità di Cristo Gesù, o non si ama affatto, per niente. L’amore vero, puro, santo, divino, eterno è solo quello che si dona nella verità.
Il presbitero ama nella verità quando metterà in pratica ogni Parola che Cristo Gesù gli ha lasciato in eredità, quando lo ha costituito in Lui, con Lui, per Lui, pastore del suo gregge, guida delle sue pecore.
La verità di Cristo è l’acquisizione di tutta la santità di Cristo, perché solo nella santità è possibile amare secondo verità, perché solo nella santità vi è assenza di peccato, di vizio, di imperfezione.
Chi vive nel peccato, anche veniale, non può amare nella verità di Cristo, perché la verità di Cristo è una sola: totale, piena, perfetta, completa assenza di peccato.
La verità di Cristo Gesù è l’acquisizione di ogni virtù e solo chi vive di virtù può amare con tutta la carità di Cristo. Può amare, perché in lui c’è assenza di impedimenti per un amore sempre più grande.
[2]Carissimo, faccio voti che tutto vada bene e che tu sia in buona salute, come va bene per la tua anima.
Il voto qui è un augurio. È un augurio sincero, che sgorga dal cuore. Il cuore desidera il bene e lo augura. Lo augura però in modo cristiano. Il voto si fa a Dio. Si invoca cioè il Signore perché conceda ciò che il cuore desidera per gli altri.
Anche se questa formula – faccio voti – è esclusiva e si trova solo in questa Lettera e solo in questo versetto, l’augurio, il desiderio è però contenuto in molte altre Lettere, specie in quelle di Paolo.
Quasi sempre l’inizio e la fine di ogni Lettera dell’Apostolo delle Genti è un voto di grazia, di santità, di verità, di fede, di carità.
Un esempio basta per avere chiara questa verità alla nostra mente. L’inizio e la fine della Seconda Lettera ai Corinzi sono sufficienti: “Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Timòteo, alla chiesa di Dio che è in Corinto e a tutti i santi dell'intera Acaia: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo” (2Cor 1,1-2). “Per il resto, fratelli, state lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi. Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano. La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi” (2Cor 13,11-13).
Paolo augura la grazia, la pace, l’amore, la comunione, ogni altro bene spirituale.
Chi ama vuole il più grande bene per la persona amata. Chi ama prega per il bene e lo dice, augurandolo.
Augurare il bene deve essere per noi una preghiera intensa per l’altro. Il bene viene solo da Dio, unica fonte di ogni dono di grazia, di verità, di amore, di santità.
Augurare il bene, senza accompagnarlo da una preghiera ininterrotta è cosa inutile, perché l’uomo non è fonte di bene.
L’uomo può essere volontà, desiderio di bene. Perché questa volontà e questo desiderio si realizzino deve chiederlo a Colui che solo può attuarli.
I voti del presbitero sono due: “che tutto vada bene; che tu sia in buona salute, come va bene per la tua anima”.
Che tutto vada bene: vada bene nella comunità, nella comunità dove Gaio vive. Ma anche che tutto vada bene nel mondo nel quale Gaio vive. Vada bene, sia cioè secondo la Volontà di Dio, il suo mistero di salvezza a favore di ogni uomo. Ogni cosa va bene quando è posta nella volontà del Signore. Tutto ciò che si pone fuori della volontà di Dio di sicuro bene non va; va male, perché non è cosa santa, giusta, buona. Il bene per l’uomo è solo il compimento della Volontà del Padre nostro celeste. Una comunità cristiana va bene, quando in essa risplende la Volontà del Signore.
Che tu sia in buona salute, come va bene per la tua anima: la salute è bene preziosissimo per l’uomo. Tutto ciò che l’uomo fa, lo fa attraverso il corpo. Se il corpo è sano, l’anima opera, agisce, compie santamente tutta la volontà di Dio; se il corpo è ammalato, l’anima non può agire, è costretta a fermarsi. Per questo motivo il cristiano prega per la salvezza eterna della sua anima, che sarà salvezza eterna anche per il corpo, ma prega anche perché il Signore gli dia quel poco di salute che basta per consentire all’anima di poter fare tutta la volontà di Dio non solo in ordine alla propria santificazione, ma anche alla conversione e alla santificazione del mondo intero.
Il presbitero sa che l’anima di Gaio va bene, è in buona salute spirituale. Questa stessa salute augura per il suo corpo.
Chi vuole il bene dell’altro, vuole il bene di tutta la persona. Vuole il bene dell’anima, dello spirito, del corpo. L’uomo non è un “essere che può esistere a pezzi”. L’uomo esiste, vive nella pienezza della sua unità di anima, di spirito, di corpo. L’unità è costitutiva, essenziale. L’unità è la sua vita. Se una parte dell’uomo soffre, tutto l’uomo è nella sofferenza.
Occuparsi dell’altro, è occuparsi di tutto l’altro. Questo è il vero bene.
Occuparsi di tutto l’altro è vera sensibilità spirituale, vero amore, purissimo amore.
Cristo Gesù questo ha sempre insegnato ai suoi discepoli. Esempio mirabile ce lo ha lasciato dopo la risurrezione e prima ancora con la moltiplicazione dei pani:
Vangelo secondo Giovanni - cap. 21,1-14: “Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: Io vado a pescare. Gli dissero: Veniamo anche noi con te. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.
Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: Figlioli, non avete nulla da mangiare? Gli risposero: No. Allora disse loro: Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete. La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: E` il Signore!. Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare.
Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane.
Disse loro Gesù: Portate un po’ del pesce che avete preso or ora. Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò.
Gesù disse loro: Venite a mangiare. E nessuno dei discepoli osava domandargli: Chi sei?, poiché sapevano bene che era il Signore. Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti”.
Anche in San Paolo troviamo alcune frasi che ci rivelano la sua grande delicatezza d’animo nei confronti di tutti i cristiani.
Prima lettera ai Tessalonicesi - cap. 2,1-20: “Voi stessi infatti, fratelli, sapete bene che la nostra venuta in mezzo a voi non è stata vana. Ma dopo avere prima sofferto e subìto oltraggi a Filippi, come ben sapete, abbiamo avuto il coraggio nel nostro Dio di annunziarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte.
E il nostro appello non è stato mosso da volontà di inganno, né da torbidi motivi, né abbiamo usato frode alcuna; ma come Dio ci ha trovati degni di affidarci il vangelo così lo predichiamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori. Mai infatti abbiamo pronunziato parole di adulazione, come sapete, né avuto pensieri di cupidigia: Dio ne è testimone. E neppure abbiamo cercato la gloria umana, né da voi né da altri, pur potendo far valere la nostra autorità di apostoli di Cristo.
Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre nutre e ha cura delle proprie creature. Così affezionati a voi, avremmo desiderato darvi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari. Voi ricordate infatti, fratelli, la nostra fatica e il nostro travaglio: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno vi abbiamo annunziato il vangelo di Dio.
Voi siete testimoni, e Dio stesso è testimone, come è stato santo, giusto, irreprensibile il nostro comportamento verso di voi credenti; e sapete anche che, come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi, incoraggiandovi e scongiurandovi a comportarvi in maniera degna di quel Dio che vi chiama al suo regno e alla sua gloria.
Proprio per questo anche noi ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l'avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete. Voi infatti, fratelli, siete diventati imitatori delle Chiese di Dio in Gesù Cristo, che sono nella Giudea, perché avete sofferto anche voi da parte dei vostri connazionali come loro da parte dei Giudei, i quali hanno perfino messo a morte il Signore Gesù e i profeti e hanno perseguitato anche noi; essi non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini, impedendo a noi di predicare ai pagani perché possano essere salvati. In tal modo essi colmano la misura dei loro peccati! Ma ormai l'ira è arrivata al colmo sul loro capo.
Quanto a noi, fratelli, dopo poco tempo che eravamo separati da voi, di persona ma non col cuore, eravamo nell'impazienza di rivedere il vostro volto, tanto il nostro desiderio era vivo. Perciò abbiamo desiderato una volta, anzi due volte, proprio io Paolo, di venire da voi, ma satana ce lo ha impedito. Chi infatti, se non proprio voi, potrebbe essere la nostra speranza, la nostra gioia e la corona di cui ci possiamo vantare, davanti al Signore nostro Gesù, nel momento della sua venuta? Siete voi la nostra gloria e la nostra gioia”.
Tutta la nobiltà e la ricchezza della sua anima, Paolo la esprime nella Lettera ai Filippesi a questo riguardo:
Lettera ai Filippesi - cap. 4,1-23: “Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore così come avete imparato, carissimi! Esorto Evòdia ed esorto anche Sìntiche ad andare d'accordo nel Signore. E prego te pure, mio fedele collaboratore, di aiutarle, poiché hanno combattuto per il vangelo insieme con me, con Clemente e con gli altri miei collaboratori, i cui nomi sono nel libro della vita.
Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.
In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri. Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi!
Ho provato grande gioia nel Signore, perché finalmente avete fatto rifiorire i vostri sentimenti nei miei riguardi: in realtà li avevate anche prima, ma non ne avete avuta l'occasione. Non dico questo per bisogno, poiché ho imparato a bastare a me stesso in ogni occasione; ho imparato ad essere povero e ho imparato ad essere ricco; sono iniziato a tutto, in ogni maniera: alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza.
Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alla mia tribolazione. Ben sapete proprio voi, Filippesi, che all'inizio della predicazione del vangelo, quando partii dalla Macedonia, nessuna Chiesa aprì con me un conto di dare o di avere, se non voi soli; ed anche a Tessalonica mi avete inviato per due volte il necessario. Non è però il vostro dono che io ricerco, ma il frutto che ridonda a vostro vantaggio. Adesso ho il necessario e anche il superfluo; sono ricolmo dei vostri doni ricevuti da Epafrodìto, che sono un profumo di soave odore, un sacrificio accetto e gradito a Dio. Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza in Cristo Gesù.
Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen. Salutate ciascuno dei santi in Cristo Gesù. Vi salutano i fratelli che sono con me. Vi salutano tutti i santi, soprattutto quelli della casa di Cesare. La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito”.
Il cristianesimo è la religione dell’uomo, di tutto l’uomo, del vero uomo. Distrugge il cristianesimo chi ne fa la religione dello spirito, o dell’anima.
Chi fa del cristianesimo la religione della sola anima, per la sola anima, rinnega il mistero dell’Incarnazione nella sua verità più profonda, essenziale, costitutiva, fondamentale.
Chi fa del cristianesimo la religione della sola anima, dichiara la sua fede morta.
Questa verità viene espressa in San Giacomo così:
Lettera di Giacomo - cap. 2,1-26: Fratelli miei, non mescolate a favoritismi personali la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria. Supponiamo che entri in una vostra adunanza qualcuno con un anello d'oro al dito, vestito splendidamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se voi guardate a colui che è vestito splendidamente e gli dite: Tu siediti qui comodamente, e al povero dite: Tu mettiti in piedi lì, oppure: Siediti qui ai piedi del mio sgabello, non fate in voi stessi preferenze e non siete giudici dai giudizi perversi?
Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano? Voi invece avete disprezzato il povero! Non sono forse i ricchi che vi tiranneggiano e vi trascinano davanti ai tribunali? Non sono essi che bestemmiano il bel nome che è stato invocato sopra di voi?
Certo, se adempite il più importante dei comandamenti secondo la Scrittura: amerai il prossimo tuo come te stesso, fate bene; ma se fate distinzione di persone, commettete un peccato e siete accusati dalla legge come trasgressori. Poiché chiunque osservi tutta la legge, ma la trasgredisca anche in un punto solo, diventa colpevole di tutto; infatti colui che ha detto: Non commettere adulterio, ha detto anche: Non uccidere. Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà, perché il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia; la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio.
Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi, ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede. Tu credi che c'è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano! Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è senza calore?
Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere, quando offrì Isacco, suo figlio, sull'altare? Vedi che la fede cooperava con le opere di lui, e che per le opere quella fede divenne perfetta e si compì la Scrittura che dice: E Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato a giustizia, e fu chiamato amico di Dio. Vedete che l'uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede.
Così anche Raab, la meretrice, non venne forse giustificata in base alle opere per aver dato ospitalità agli esploratori e averli rimandati per altra via? Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta”.
È grande il mistero della nostra fede. Beato quell’uomo che lo accoglie nella sua interezza e lo vive nella sua totalità.
[3]Molto infatti mi sono rallegrato quando sono giunti alcuni fratelli e hanno reso testimonianza che tu sei verace in quanto tu cammini nella verità.
Chi è uomo di Dio – e il presbitero di sicuro lo è – trova la sua gioia nel sapere che Cristo Gesù, che è l’unica e sola fonte di ogni suo bene, è amato, adorato, annunziato, ascoltato, obbedito, servito, celebrato, imitato, cercato da quanti sono suoi fratelli nella fede, nella carità, nella speranza dello stesso Cristo Gesù.
Non c’è gioia più grande per un responsabile della Comunità cristiana – e il presbitero lo è per costituzione divina – nel ricevere una buona testimonianza sui figli della comunità che egli guida, o di altre comunità, che quanti ne fanno parte camminano nella verità di nostro Signore Gesù Cristo.
Questa gioia Paolo così la esprime a proposito sia dei Romani che dei Tessalonicesi: “Anzitutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché la fama della vostra fede si espande in tutto il mondo” (Rm 1,8). “La fama della vostra obbedienza è giunta dovunque; mentre quindi mi rallegro di voi, voglio che siate saggi nel bene e immuni dal male. (Rm 16,19). “Infatti la parola del Signore riecheggia per mezzo vostro non soltanto in Macedonia e nell'Acaia, ma la fama della vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, di modo che non abbiamo più bisogno di parlarne” (1Ts 1,8).
In questo versetto c’è però una “preziosità” che è giusto che sia posta in luce, sia messa cioè sul candelabro, dinanzi agli occhi di tutti, bene in alto, perché da essa ognuno si lasci illuminare.
Dice il presbitero: mi sono rallegrato quando sono giunti alcuni fratelli e hanno reso testimonianza che tu sei verace in quanto tu cammini nella verità.
Chi è il verace e perché Gaio è verace?
Sulla veracità ecco quanto ci insegna il Nuovo testamento:
“Ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace” (Gv 5,32).
“Impossibile! Resti invece fermo che Dio è verace e ogni uomo mentitore, come sta scritto: Perché tu sia riconosciuto giusto nelle tue parole e trionfi quando sei giudicato” (Rm 3,4).
“Dico infatti che Cristo si è fatto servitore dei circoncisi in favore della veracità di Dio, per compiere le promesse dei padri” (Rm 15,8).
“Molto infatti mi sono rallegrato quando sono giunti alcuni fratelli e hanno reso testimonianza che tu sei verace in quanto tu cammini nella verità” (3Gv 1,3).
“All'angelo della Chiesa di Filadelfia scrivi: Così parla il Santo, il Verace, Colui che ha la chiave di Davide: quando egli apre nessuno chiude, e quando chiude nessuno apre” (Ap.3,7).
“All'angelo della Chiesa di Laodicèa scrivi: Così parla l'Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio” (Ap 3,14).
“E gridarono a gran voce: Fino a quando, Sovrano, tu che sei santo e verace, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue sopra gli abitanti della terra?” (Ap 6,10).
“Cantavano il cantico di Mosè, servo di Dio, e il cantico dell'Agnello: Grandi e mirabili sono le tue opere, o Signore Dio onnipotente; giuste e veraci le tue vie, o Re delle genti!” (Ap 15,3).
“Allora l'angelo mi disse: Scrivi: Beati gli invitati al banchetto delle nozze dell'Agnello! Poi aggiunse: Queste sono parole veraci di Dio” (Ap 19,9).
“Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalcava si chiamava: Fedele e Verace: egli giudica e combatte con giustizia” (Ap 19,11).
“E Colui che sedeva sul trono disse: Ecco, io faccio nuove tutte le cose; e soggiunse: Scrivi, perché queste parole sono certe e veraci” (Ap 21,5).
“Poi mi disse: Queste parole sono certe e veraci. Il Signore, il Dio che ispira i profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servi ciò che deve accadere tra breve” (Ap 22,6).
È verace chi rimane, conserva, mantiene sempre la sua vera essenza.
È verace colui il quale pone ogni attenzione a che nella sua natura non entri nulla di impuro, di meno buono, di non santo, di non corrispondente a ciò che si è per essenziale identità.
L’essenza del cristiano è Cristo Gesù con il quale forma un solo corpo.
L’essenza del cristiano è la Parola di Cristo Gesù, con la quale forma un solo pensiero, un solo desiderio, una sola realizzazione, o attuazione.
L’essenza del cristiano è la verità con la quale il cristiano costituisce una sola natura di bene, di santità, di luce, di carità, di speranza.
Poiché la verità di Cristo è divenuta la stessa natura del cristiano, il cristiano è verace quando vive tutto nella verità, quando la sua natura cresce e produce frutti di verità, della verità che lui è divenuto.
Gaio è verace perché mantiene integro in sé il mistero di Cristo Gesù e in questo mistero consuma i suoi giorni, crescendo in esso, poiché lo porta alla sua piena e perfetta realizzazione.
Questo significa camminare nella verità: compiere nella propria vita tutto il mistero di Cristo Gesù.
Gaio è verace perché la sua natura si conserva tutta intera nel mistero di Cristo, fino a divenire con Cristo Gesù un solo mistero di vita eterna.
Poiché il desiderio del presbitero è uno solo: che Cristo sia formato in ogni cuore, che Cristo cresca in ogni cuore, che Cristo produca frutti di santità e di salvezza in ogni cuore, vedendo questo suo desiderio compiuto perfettamente, pienamente in Gaio, non può che rallegrarsi, gioire.
La gioia è l’essenza stessa del cristiano. La sua vocazione è alla gioia di restare con Cristo per tutta l’eternità.
Sapendo che un altro fratello ama Cristo e cammina in Cristo, questo non può produrre se non una gioia immensa, infinita, sconfinata nel cuore.
Chi ama Cristo gioisce quando apprende che un altro ama Cristo.
Quando non si ha gioia perché un altro ama Cristo, è segno che noi non amiamo Cristo Gesù.
Sulla gioia ecco alcuni passi del Nuovo Testamento:
“Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia” (Mt 2,10).
“Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia” (Mt 13,20).
“Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo” (Mt 13,44).
“Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone” (Mt 25, 21).
“Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone” (Mt 25,23).
“Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli” (Mt 28,8).
“Similmente quelli che ricevono il seme sulle pietre sono coloro che, quando ascoltano la parola, subito l'accolgono con gioia” (Mc 4,16).
“Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita” (Lc 1,14).
“Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo” (Lc 1,44).
“Ma l'angelo disse loro: Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo” (Lc 2,10).
“Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione vengono meno” (Lc 8,13).
“I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome” (Lc 10,17).
“Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia” (Lc 12,19).
“Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Lc 15,7).
“Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte” (Lc 15,10).
“In fretta scese e lo accolse pieno di gioia” (Lc 19,6).
“Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: Avete qui qualche cosa da mangiare?” (Lc 24,41).
“Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia” (Lc 24,52).
“Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta” (Gv 3,29).
“Quando però giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero con gioia, poiché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa” (GV 4,45).
“Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11).
“In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia” (Gv 16,20).
“La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo” (Gv 16,21).
“Nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più nulla. In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà” (Gv 16,23).
“Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena” (GV 16,24).
“Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia” (Gv 17,13).
“Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza” (At 2,28).
“E vi fu grande gioia in quella città” (At 8,8).
“Quando furono usciti dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino” (At 8,39).
“Riconosciuta la voce di Pietro, per la gioia non aprì la porta, ma corse ad annunziare che fuori c'era Pietro” (At 12,14).
“Mentre i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo” (At 13,52).
“Essi dunque, scortati per un tratto dalla comunità, attraversarono la Fenicia e la Samaria raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli” (At 15,3).
“Poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio” (At 16,34).
“In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!” (At 20,35).
“Chi l'esortazione, all'esortazione. Chi dà, lo faccia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia”. (Rm 12,8).
“Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto” (Rm 12,15).
“Il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (Rm 14,17).
“Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo” (Rm 15,13).
“Sicché io possa venire da voi nella gioia, se così vuole Dio, e riposarmi in mezzo a voi. Il Dio della pace sia con tutti voi. Amen” (Rm 15,32).
“Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia, perché nella fede voi siete già saldi” (2Cor 1,24).
“Perciò vi ho scritto in quei termini che voi sapete, per non dovere poi essere rattristato alla mia venuta da quelli che dovrebbero rendermi lieto, persuaso come sono riguardo a voi tutti che la mia gioia è quella di tutti voi” (2Cor 2,3).
“Sono molto franco con voi e ho molto da vantarmi di voi. Sono pieno di consolazione, pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione” (2Cor 7,4).
“E non solo con la sua venuta, ma con la consolazione che ha ricevuto da voi. Egli ci ha annunziato infatti il vostro desiderio, il vostro dolore, il vostro affetto per me; cosicché la mia gioia si è ancora accresciuta” (2Cor 7,7).
“Ecco quello che ci ha consolati. A questa nostra consolazione si è aggiunta una gioia ben più grande per la letizia di Tito, poiché il suo spirito è stato rinfrancato da tutti voi” (2Cor 7,13).
“Nonostante la lunga prova della tribolazione, la loro grande gioia e la loro estrema povertà si sono tramutate nella ricchezza della loro generosità” (2Cor 8,2).
“Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia” (2Cor 9,7).
“Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22).
“Pregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera” (Fil 1,4).
“Per conto mio, sono convinto che resterò e continuerò a essere d'aiuto a voi tutti, per il progresso e la gioia della vostra fede” (Fil 1,25).
“Rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti” (Fil 2,2).
“Accoglietelo dunque nel Signore con piena gioia e abbiate grande stima verso persone come lui” (Fil 2,29).
“Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore così come avete imparato, carissimi!” (Fil 4,1).
“Ho provato grande gioia nel Signore, perché finalmente avete fatto rifiorire i vostri sentimenti nei miei riguardi: in realtà li avevate anche prima, ma non ne avete avuta l'occasione” (Fil 4,10).
“Ringraziando con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce” (Col 1,12).
“E voi siete diventati imitatori nostri e del Signore, avendo accolto la parola con la gioia dello Spirito Santo anche in mezzo a grande tribolazione” (1Ts 1,6).
“Chi infatti, se non proprio voi, potrebbe essere la nostra speranza, la nostra gioia e la corona di cui ci possiamo vantare, davanti al Signore nostro Gesù, nel momento della sua venuta?” (1Ts 2,19).
“Siete voi la nostra gloria e la nostra gioia”(1Ts 2,20).
“Quale ringraziamento possiamo rendere a Dio riguardo a voi, per tutta la gioia che proviamo a causa vostra davanti al nostro Dio” (1Ts 3,9).
“Mi tornano alla mente le tue lacrime e sento la nostalgia di rivederti per essere pieno di gioia” (2Tm 1,4).
“La tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, fratello, poiché il cuore dei credenti è stato confortato per opera tua” (Flm 1,7).
“Infatti avete preso parte alle sofferenze dei carcerati e avete accettato con gioia di esser spogliati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e più duraturi” (Eb 10,34).
“Tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio” (Eb 12,2).
“Certo, ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati” (Eb 12,11).
“Obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perché essi vegliano su di voi, come chi ha da renderne conto; obbedite, perché facciano questo con gioia e non gemendo: ciò non sarebbe vantaggioso per voi” (Eb 13,17).
“Chi tra voi è nel dolore, preghi; chi è nella gioia salmeggi” (Gc 5,13).
“Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un po’ afflitti da varie prove” (1Pt 1,6).
“voi lo amate, pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa” (1Pt 1,8).
“Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta” (1Gv 1,4).
“Molte cose avrei da scrivervi, ma non ho voluto farlo per mezzo di carta e di inchiostro; ho speranza di venire da voi e di poter parlare a viva voce, perché la nostra gioia sia piena” (2Gv 1,12).
“Non ho gioia più grande di questa, sapere che i miei figli camminano nella verità” (3Gv 1,4).
“Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore” (Gv 20,20).
“Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui” (1Cor 12,26).
“Anche se sono lontano con il corpo, sono tra voi con lo spirito e gioisco al vedere la vostra condotta ordinata e la saldezza della vostra fede in Cristo” (Col 2,5).
“E finalmente siate tutti concordi, partecipi delle gioie e dei dolori degli altri, animati da affetto fraterno, misericordiosi, umili” (1Pt 3,8).
“Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi. (Mt 5, 12).
“Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite” (Mt 18,13).
“Quelli all'udirlo si rallegrarono e promisero di dargli denaro. Ed egli cercava l'occasione opportuna per consegnarlo” (Mc 14,11).
“Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita” (Lc 1,14).
“I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei” (Lc 1,58).
“Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti” (Lc 6,23).
“Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli” (Lc 10,20).
“Va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta” (Lc 15,6).
“E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta” (Lc 15,9).
“Ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato” (Lc 15,32).
“Essi si rallegrarono e si accordarono di dargli del denaro” (Lc 22,5).
“Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto, perché da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui” (Lc 23,8).
“Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce” (Gv 5,35).
“Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò” (Gv 8,56).
“Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me” (Gv 14,28).
“In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. (Gv 16,20).
“Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà” (Gv 16,22).
“Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua; ed anche la mia carne riposerà nella speranza” (At 2,16).
“E in quei giorni fabbricarono un vitello e offrirono sacrifici all'idolo e si rallegrarono per l'opera delle loro mani” (At 7,41).
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 01:36. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com