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COMMENTO ALLA TERZA LETTERA DI S.GIOVANNI

Ultimo Aggiornamento: 09/01/2012 12:32
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09/01/2012 12:20
 
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CAPITOLO PRIMO


[1]Io, il presbitero, al carissimo Gaio, che amo nella verità.

Di Gaio in tutto il Nuovo testamento si parla per ben 5 volte. Non esiste però alcun elemento che ci consente di poter affermare che si tratta della medesima persona.
“Tutta la città fu in subbuglio e tutti si precipitarono in massa nel teatro, trascinando con sé Gaio e Aristarco macèdoni, compagni di viaggio di Paolo” (At 19,29).
“Lo accompagnarono Sòpatro di Berèa, figlio di Pirro, Aristarco e Secondo di Tessalonica, Gaio di Derbe e Timòteo, e gli asiatici Tìchico e Tròfimo” (At 20,4).
“Vi saluta Gaio, che ospita me e tutta la comunità. Vi salutano Erasto, tesoriere della città, e il fratello Quarto” (Rm 16,23).
“Ringrazio Dio di non aver battezzato nessuno di voi, se non Crispo e Gaio” (1Cor 1,14).
“Io, il presbitero, al carissimo Gaio, che amo nella verità” (3Gv 1,1).
Sul “presbitero” unitamente agli “anziani” il Nuovo testamento ci offre le seguenti notizie:
“Non trascurare il dono spirituale che è in te e che ti è stato conferito, per indicazioni di profeti, con l'imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri” (1Tm 4,14).
“I presbiteri che esercitano bene la presidenza siano trattati con doppio onore, soprattutto quelli che si affaticano nella predicazione e nell'insegnamento” (1Tm 5,17).
“Non accettare accuse contro un presbitero senza la deposizione di due o tre testimoni. (1Tm 5,19).
“Per questo ti ho lasciato a Creta perché regolassi ciò che rimane da fare e perché stabilissi presbiteri in ogni città, secondo le istruzioni che ti ho dato” (Tt 1,5).
“Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore” (Gc 5,14).
“Io, il presbitero, alla Signora eletta e ai suoi figli che amo nella verità, e non io soltanto, ma tutti quelli che hanno conosciuto la verità” (2Gv 1,1).
“Io, il presbitero, al carissimo Gaio, che amo nella verità. (3Gv 1,1).
“Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno” (Mt 16,21).
“Entrato nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo e gli dissero: Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?” (Mt 21,23).
“Allora i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa” (Mt 26,3).
“Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo” (Mt 26,47).
“Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani” (Mt 26,57).
“Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire” (Mt 27,1).
“Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani” (Mt 27,3).
“E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla” (Mt 27,12).
“Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù” (Mt 27, 20).
“Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano” (Mt 27,41).
“Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati” (Mt 28,12).
“E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare” (Mc 8,31).
“Andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani” (Mc 11,27).
“E subito, mentre ancora parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani” (Mc 14,43).
“Allora condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi” (Mc 14, 53).
“Al mattino i sommi sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo condussero e lo consegnarono a Pilato” (Mc 15,1).
“Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo” (Lc 7,3).
“Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno” (Lc 9,22).
“Un giorno, mentre istruiva il popolo nel tempio e annunziava la parola di Dio, si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli scribi con gli anziani e si rivolsero a lui” (Lc “20,1).
“Poi Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante?” (Lc 22,52).
“Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio” (Lc 22,66).
“Il giorno dopo si radunarono in Gerusalemme i capi, gli anziani e gli scribi” (At 4,5).
“Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: Capi del popolo e anziani” (At 4,8).
“Appena rimessi in libertà, andarono dai loro fratelli e riferirono quanto avevano detto i sommi sacerdoti e gli anziani” (At 4,23).
“Udito questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare. Quando arrivò il sommo sacerdote con quelli della sua parte, convocarono il sinedrio e tutti gli anziani dei figli d'Israele; mandarono quindi a prelevare gli apostoli nella prigione” (At 5,21).
“E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio” (At 6,12).
“Questo fecero, indirizzandolo agli anziani, per mezzo di Barnaba e Saulo” (At 11,30).
“Costituirono quindi per loro in ogni comunità alcuni anziani e dopo avere pregato e digiunato li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto” (At 14,23).
“Poiché Paolo e Barnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Barnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione” (At 15,2).
“Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro” (At 15,4).
“Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema” (At 15,6).
“Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiochia insieme a Paolo e Barnaba: Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra i fratelli” (At 15,22).
“E consegnarono loro la seguente lettera: Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiochia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute!” (At 15,23).
“Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani di Gerusalemme, perché le osservassero” (At 16,4).
“Da Milèto mandò a chiamare subito ad Efeso gli anziani della Chiesa” (At 20,17).
“L'indomani Paolo fece visita a Giacomo insieme con noi: c'erano anche tutti gli anziani” (At 21,18).
“Come può darmi testimonianza il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro ricevetti lettere per i nostri fratelli di Damasco e partii per condurre anche quelli di là come prigionieri a Gerusalemme, per essere puniti” (At 22,5).
“Si presentarono ai sommi sacerdoti e agli anziani e dissero: Ci siamo obbligati con giuramento esecratorio di non assaggiare nulla sino a che non avremo ucciso Paolo” (At 23,14).
“Cinque giorni dopo arrivò il sommo sacerdote Anania insieme con alcuni anziani e a un avvocato di nome Tertullo e si presentarono al governatore per accusare Paolo” (At 24,1).
“Durante la mia visita a Gerusalemme, si presentarono con accuse i sommi sacerdoti e gli anziani dei Giudei per reclamarne la condanna” (At 25,15).
“Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi” (1Pt 5,1) In greco è così espresso: “Presbutšrouj oân ™n Øm‹n parakalî Ð sumpresbÚteroj kaˆ m£rtuj tîn toà Cristoà paqhm£twn, Ð kaˆ tÁj melloÚshj ¢pokalÚptesqai dÒxhj koinwnÒs: poim£nate tÕ ™n Øm‹n po…mnion toà qeoà, (™piskopoàntes) m¾ ¢nagkastîj ¢ll¦ ˜kous…wj kat¦ qeÒn, mhd a„scrokerdîj ¢ll¦ proqÚmwj, mhd' æj katakurieÚontej tîn kl»rwn ¢ll¦ tÚpoi ginÒmenoi toà poimn…ou: kaˆ fanerwqšntoj toà ¢rcipo…menoj komie‹sqe tÕn ¢mar£ntinon tÁj dÒxhj stšfanon” (1Pt 5,1-4).
Il “presbitero”, o “anziano” è colui che deve conservare la comunità nella verità e nella grazia di Cristo Gesù, facendola crescere in santità.
Ma anche è colui che aiuta la Comunità a che essa diventi Madre di una moltitudine di altri figli.
San Pietro nel passo citato ci riferisce quali sono i suoi compiti: “Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce” (1Pt 5,1-5).
Altra notizia la troviamo negli Atti degli Apostoli (20,17-35):
“Da Milèto mandò a chiamare subito ad Efeso gli anziani della Chiesa. Quando essi giunsero disse loro: Voi sapete come mi sono comportato con voi fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia e per tutto questo tempo: ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e tra le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei. Sapete come non mi sono mai sottratto a ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi in pubblico e nelle vostre case, scongiurando Giudei e Greci di convertirsi a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù.
Ed ecco ora, avvinto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme senza sapere ciò che là mi accadrà. So soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio.
Ecco, ora so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunziando il regno di Dio. Per questo dichiaro solennemente oggi davanti a voi che io sono senza colpa riguardo a coloro che si perdessero, perché non mi sono sottratto al compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio.
Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue. Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé. Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi. Ed ora vi affido al Signore e alla parola della sua grazia che ha il potere di edificare e di concedere l'eredità con tutti i santificati. Non ho desiderato né argento, né oro, né la veste di nessuno. Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. In tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere!”.
La Chiesa di Dio si pasce con la grazia e la verità del Signore Gesù. Verità e grazia devono essere una cosa sola. Chi separa la grazia dalla verità non pasce la Chiesa di Dio. Così anche chi sceglie la verità a discapito della grazia, o la grazia a discapito della verità.
Verità e grazia devono essere date in unità inscindibile, inseparabile per tutto il tempo della storia, fino alla consumazione dei secoli.
La volontà di Dio è la verità rivelata. Da non confondere con la volontà attuale che Dio ha su una persona particolare.
Questa volontà attuale è rivelata dallo Spirito Santo all’anima credente. Il presbitero deve solo discernere che non vi sia alcuna contraddizione con la verità rivelata.
Il presbitero deve custodire il gregge nella verità rivelata di Dio che è la sua volontà eterna di salvezza e di redenzione.
La sostituzione della verità di Dio con il pensiero dell’uomo è così facile che nessuno può dirsi immune dal cadere in questo pericolo.
La forza della Chiesa è la sua verità integra, pura, santa. Verità che viene fatta fruttificare dalla grazia che Cristo Gesù ha conquistato per noi sull’albero della croce. La debolezza della Chiesa, la sua nullità nella storia, è costituita dall’abbandono della verità. Quando si esce dalla verità, anche la grazia diviene inefficace. Essa non produce nel mondo alcun frutto di vita eterna, perché manca l’albero della verità sul quale nascono e maturano i frutti di Dio.
Sull’appellativo di “caro”, “carissimo”, dato a persone e anche a “cose”, ecco quanto ci riferisce il Nuovo testamento:
“Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro” (Lc 7,2).
“Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze” (Lc 11,43).
“Salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa. Salutate il mio caro Epèneto, primizia dell'Asia per Cristo” (Rm 16,5).
“Salutate Urbano, nostro collaboratore in Cristo, e il mio caro Stachi” (Rm 16,9).
“Salutate Trifèna e Trifòsa che hanno lavorato per il Signore. Salutate la carissima Pèrside che ha lavorato per il Signore” (Rm 16,12).
“Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi” (1Cor 4,14).
“Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!” (1Cor 6,20).
“Siete stati comprati a caro prezzo: non fatevi schiavi degli uomini!” (1Cor 7,23).
“Perciò, o miei cari, fuggite l'idolatria” (1Cor 10,14).
“Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore” (1Cor 15,58).
“In possesso dunque di queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a compimento la nostra santificazione, nel timore di Dio” (2Cor 7,1).
“Certo, da tempo vi immaginate che stiamo facendo la nostra difesa davanti a voi. Ma noi parliamo davanti a Dio, in Cristo, e tutto, carissimi, è per la vostra edificazione” (2Cor 12,19).
“Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi” (Ef 5,1).
“Desidero che anche voi sappiate come sto e ciò che faccio; di tutto vi informerà Tìchico, fratello carissimo e fedele ministro nel Signore. (Ef 6,21).
“Quindi, miei cari, obbedendo come sempre, non solo come quando ero presente, ma molto più ora che sono lontano, attendete alla vostra salvezza con timore e tremore” (Fil 2,12).
“Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore così come avete imparato, carissimi!” (Fil 4,1).
“[….] Epafra, nostro caro compagno nel ministero; egli ci supplisce come un fedele ministro di Cristo” (Col 1,7).
“Tutto quanto mi riguarda ve lo riferirà Tìchico, il caro fratello e ministro fedele, mio compagno nel servizio del Signore” (Col 4,7).
“Con lui verrà anche Onèsimo, il fedele e caro fratello, che è dei vostri. Essi vi informeranno su tutte le cose di qui” (Col 4,9).
“Vi salutano Luca, il caro medico, e Dema” (Col 4,14).
“Così affezionati a voi, avremmo desiderato darvi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari”(1Ts 2,8).
“Se poi qualcuno non si prende cura dei suoi cari, soprattutto di quelli della sua famiglia, costui ha rinnegato la fede ed è peggiore di un infedele” (1Tm 5,8).
“Paolo, prigioniero di Cristo Gesù, e il fratello Timòteo al nostro caro collaboratore Filèmone” (Fil 1,1).
“Non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come un fratello carissimo in primo luogo a me, ma quanto più a te, sia come uomo, sia come fratello nel Signore” (Fil 1,16).
“Quanto a voi però, carissimi, anche se parliamo così, siamo certi che sono in voi cose migliori e che portano alla salvezza” (Eb 6,9).
“Non andate fuori strada, fratelli miei carissimi” (Gc 1,16).
“Lo sapete, fratelli miei carissimi: sia ognuno pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all'ira” (Gc 1,19).
“Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano?” (Gc 2,5).
“Carissimi, io vi esorto come stranieri e pellegrini ad astenervi dai desideri della carne che fanno guerra all'anima” (1Pt 2,11).
“Carissimi, non siate sorpresi per l'incendio di persecuzione che si è acceso in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano” (1Pt 4,12).
“Questa, o carissimi, è già la seconda lettera che vi scrivo, e in tutte e due cerco di ridestare con ammonimenti la vostra sana intelligenza” (2Pt 3,1).
“Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo” (2Pt 3,8).
“Perciò, carissimi, nell'attesa di questi eventi, cercate d'essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio, in pace” (2Pt 3,14).
“La magnanimità del Signore nostro giudicatela come salvezza, come anche il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data” (2Pt 3,15),
“Voi dunque, carissimi, essendo stati preavvisati, state in guardia per non venir meno nella vostra fermezza, travolti anche voi dall'errore degli empi” (2Pt 3,17).
“Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto fin da principio. Il comandamento antico è la parola che avete udito” (1Gv 2,7).
“Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è” (Gv 3,2).
“Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio; (1Gv 3,21).
“Carissimi, non prestate fede a ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono comparsi nel mondo” (1Gv 4,1).
“Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. (1Gv 4,7).
“Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri” (1Gv 4,11).
“Io, il presbitero, al carissimo Gaio, che amo nella verità” (3Gv 1,1).
“Carissimo, faccio voti che tutto vada bene e che tu sia in buona salute, come va bene per la tua anima” (3Gv 1,2).
“Carissimo, tu ti comporti fedelmente in tutto ciò che fai in favore dei fratelli, benché forestieri. (3Gv 1,5).
“Carissimo, non imitare il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha veduto Dio” (3Gv 1,11).
“Carissimi, avevo un gran desiderio di scrivervi riguardo alla nostra salvezza, ma sono stato costretto a farlo per esortarvi a combattere per la fede, che fu trasmessa ai credenti una volta per tutte” (Gd 1,3).
“Ma voi, o carissimi, ricordatevi delle cose che furono predette dagli apostoli del Signore nostro Gesù Cristo” (Gd 1,17).
“Ma voi, carissimi, costruite il vostro edificio spirituale sopra la vostra santissima fede, pregate mediante lo Spirito Santo” (Gd 1,20).
L’aggettivo “caro”, al superlativo “carissimo”, indica un rapporto di preziosità. L’altro è cosa preziosa per noi, molto preziosa.
L’altro è prezioso per noi quanto è stato prezioso per Cristo Gesù.
Quanto è stato prezioso l’uomo per Cristo Gesù? Quanto la sua stessa vita.
La vita di Cristo non è vita solo di un uomo. È vita di un uomo che allo stesso tempo è Dio. È Dio fin dall’eternità per l’eternità, da sempre e per sempre.
La vita dell’altro, o meglio l’altro è prezioso per noi quanto è prezioso Dio in se stesso, nella sua divinità e nella sua umanità.
Dio è senza prezzo. Il prezzo di Dio è Dio stesso. Il prezzo dell’uomo è Dio stesso. Se il prezzo dell’uomo è Dio stesso, la nostra vita da sola non è sufficiente, non basta per riscattare qualcuno. La nostra vita è vita umana. A meno che non la facciamo divenire vita divina, conformandola in tutto alla vita di Cristo Gesù, divenendo con Lui una sola vita.
Come Dio è divenuto con noi una sola vita ed ha offerto la sua vita umana e divina per la nostra salvezza, tanto era la nostra preziosità ai suoi occhi, così anche noi divenendo una sola vita in Lui, per mezzo della nostra santificazione, possiamo offrire la vita sua che è nostra per la redenzione del mondo.
Sulla preziosità di Cristo e dell’uomo, o sul valore di un uomo e i beni eterni, ecco quanto insegna il Nuovo Testamento:
“Ora, quanto è più prezioso un uomo di una pecora! Perciò è permesso fare del bene anche di sabato” (Mt 12,12).
“Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose” (Mt 13,45).
“Gli si avvicinò una donna con un vaso di alabastro di olio profumato molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre stava a mensa” (Mt 26,7).
“Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento” (Gv 12,3).
“Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!” (1Cor 6,20).
“Siete stati comprati a caro prezzo: non fatevi schiavi degli uomini!” (1Cor 7,23).
“Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Guardate l'agricoltore: egli aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le piogge d'autunno e le piogge di primavera” (Gc 5,7).
“Perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell'oro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo” (1Pt 1,7).
“Voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l'argento e l'oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia” (1Pt 1,18-19).
“Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio” (1Pt 2,4).
“Si legge infatti nella Scrittura: Ecco io pongo in Sion una pietra angolare, scelta, preziosa e chi crede in essa non resterà confuso” (1Pt 2,6).
“Cercate piuttosto di adornare l'interno del vostro cuore con un'anima incorruttibile piena di mitezza e di pace: ecco ciò che è prezioso davanti a Dio” (1Pt 3,4).
“Simon Pietro, servo e apostolo di Gesù Cristo, a coloro che hanno ricevuto in sorte con noi la stessa preziosa fede per la giustizia del nostro Dio e salvatore Gesù Cristo” (2Pt 1,1).
“Con queste ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina, essendo sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza” (2Pt 1,4).
“Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino” (Ap 21,11).
“Le fondamenta delle mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose. Il primo fondamento è di diaspro, il secondo di zaffìro, il terzo di calcedònio, il quarto di smeraldo” (Ap 21,19).
“Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?” (Mt 6,25).
“Non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!” (Mt 10,3).
“Trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra” (Mt 13,46).
“Amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici” (Mc 12,33).
“Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l'unguento sul suo capo” (Mc 14,3).
“Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri” (Lc 12,7).
“La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito” (Lc 12,23).
“Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete!” (Lc 12,24).
“perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell'oro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo” (1Pt 1,7).
All’uomo di oggi manca proprio questo discernimento: la capacità di riconoscere ciò che vale da ciò che non vale.
Non era questo forse il grande insegnamento che Dio fece giungere al profeta Geremia?
Geremia - cap. 15,1-21: “Il Signore mi disse: Anche se Mosè e Samuele si presentassero davanti a me, io non mi piegherei verso questo popolo. Allontanali da me, se ne vadano!
Se ti domanderanno: Dove andremo?, dirai loro: Così dice il Signore: Chi è destinato alla peste, alla peste, Chi alla spada, alla spada, chi alla fame, alla fame, chi alla schiavitù, alla schiavitù. Io manderò contro di loro quattro specie di mali parola del Signore : la spada per ucciderli, i cani per sbranarli, gli uccelli dell'aria e le bestie selvatiche per divorarli e distruggerli. Li renderò oggetto di spavento per tutti i regni della terra a causa di Manàsse figlio di Ezechia, re di Giuda, per ciò che egli ha fatto in Gerusalemme.
Chi avrà pietà di te, Gerusalemme, chi ti compiangerà? Chi si volterà per domandarti come stai? Tu mi hai respinto, dice il Signore, mi hai voltato le spalle e io ho steso la mano su di te per annientarti; sono stanco di avere pietà. Io li ho dispersi al vento con la pala nelle città della contrada. Ho reso senza figli e ho fatto perire il mio popolo, perché non abbandonarono le loro abitudini.
Le loro vedove sono diventate più numerose della sabbia del mare. Ho mandato sulle madri e sui giovani un devastatore in pieno giorno; d'un tratto ho fatto piombare su di loro turbamento e spavento. E` abbattuta la madre di sette figli, esala il suo respiro; il suo sole tramonta quando è ancor giorno, è coperta di vergogna e confusa. Io consegnerò i loro superstiti alla spada, in preda ai loro nemici. Oracolo del Signore.
Me infelice, madre mia, che mi hai partorito oggetto di litigio e di contrasto per tutto il paese! Non ho preso prestiti, non ho prestato a nessuno, eppure tutti mi maledicono. Forse, Signore, non ti ho servito del mio meglio, non mi sono rivolto a te con preghiere per il mio nemico, nel tempo della sventura e nel tempo dell'angoscia? Potrà forse il ferro spezzare il ferro del settentrione e il bronzo? I tuoi averi e i tuoi tesori li abbandonerò al saccheggio, non come pagamento, per tutti i peccati che hai commessi in tutti i tuoi territori. Ti renderò schiavo dei tuoi nemici in una terra che non conosci, perché si è acceso il fuoco della mia ira, che arderà contro di voi.
Tu lo sai, Signore, ricordati di me e aiutami, vendicati per me dei miei persecutori. Nella tua clemenza non lasciarmi perire, sappi che io sopporto insulti per te. Quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità; la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore, perché io portavo il tuo nome, Signore, Dio degli eserciti. Non mi sono seduto per divertirmi nelle brigate di buontemponi, ma spinto dalla tua mano sedevo solitario, poiché mi avevi riempito di sdegno. Perché il mio dolore è senza fine e la mia piaga incurabile non vuol guarire? Tu sei diventato per me un torrente infido, dalle acque incostanti.
Ha risposto allora il Signore: Se tu ritornerai a me, io ti riprenderò e starai alla mia presenza; se saprai distinguere ciò che è prezioso da ciò che è vile, sarai come la mia bocca. Essi torneranno a te, mentre tu non dovrai tornare a loro, ed io, per questo popolo, ti renderò come un muro durissimo di bronzo; combatteranno contro di te ma non potranno prevalere, perché io sarò con te per salvarti e per liberarti. Oracolo del Signore. Ti libererò dalle mani dei malvagi e ti riscatterò dalle mani dei violenti”.
Prezioso è solo il Signore. Prezioso è l’uomo da salvare. Prezioso è ogni discepolo del Signore. Prezioso è ogni dono che discende dal Cielo. Prezioso è ogni dono di Dio.
Prezioso per noi deve essere chi ama il Signore e fa la sua volontà. Preziosa è la persona che ci dona la verità di Dio, la sua Parola, il suo Vangelo.
Se noi riusciremo sempre a distinguere ciò che è prezioso da ciò che non vale, che è vile, insignificante, anzi peccato, noi possiamo dare alla nostra vita una direzione di Cielo, di Paradiso, di Verità, di Salvezza eterna. Questo discernimento è l’anima stessa del nostro essere cristiano.
Oggi purtroppo il cristiano vive senza discernimento. Non sa il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, cioè che è santo e ciò che è peccato, ciò che è vero e ciò che è falso.
Il cristiano vive nella grande confusione dell’idolatria ed è questo il più grande suo peccato.
Lui che è chiamato a mostrare al mondo intero la preziosità del Suo Signore e dell’uomo fatto a sua immagine e somiglianza, vive nella grande ignoranza e confusione di non saper distinguere il valore di un’anima da quello di un cane o di un gatto.
Per l’uomo contemporaneo un gatto vale più di un uomo e un cane più di un’anima da salvare.
Per il presbitero invece ogni discepolo del Signore è carissimo. Se è carissimo, al lui deve la sua vita per la salvezza, per la redenzione, per la santificazione.
L’altro, ogni altro, deve essere per noi tanto prezioso quanto è prezioso il Sangue che Cristo Gesù ha versato per lui.
Poiché per noi il Sangue di Cristo non è prezioso, neanche l’altro è prezioso.
L’altro spesso, anzi quasi sempre, è colui che non vale. L’altro non ha alcun prezzo per noi. L’altro è cosa vile.
Il presbitero ama il carissimo Gaio nella verità. Lo ama nella verità di Cristo. La verità di Cristo è la preziosità del suo Sangue sparso per la salvezza dell’anima di Gaio e di ogni altro uomo.
La verità di Cristo è la sua Incarnazione, Passione, Morte, Risurrezione, Ascensione gloriosa al Cielo.
La verità di Cristo è la Sua Parola, l’unica e sola Parola di vita eterna per noi.
La verità di Cristo è anche la vocazione e la missione del presbitero, che in tutto deve imitare il Buon Pastore, che dona la vita per le pecore che il Signore gli ha affidato.
La verità di Cristo, che è a principio, corona, fine di ogni parola, pensiero, opera del presbitero, è il dono della sua vita per la vita e la salvezza del mondo.
La verità di Cristo è lo stesso amore di Cristo Gesù che si fece obbediente al Padre fino alla morte e alla morte di croce.
La verità di Cristo è l’ascolto perenne dello Spirito Santo da parte del presbitero nella guida del gregge di Dio.
La verità di Cristo è quella perenne distinzione che lui dovrà sempre fare tra il servo e il signore. Lui è servo del gregge. Il gregge è il signore della sua vita. Poiché servo, Lui deve essere a servizio del gregge, non il gregge a suo servizio.
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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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