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COMMENTO ALLA TERZA LETTERA DI S.GIOVANNI

Ultimo Aggiornamento: 09/01/2012 12:32
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09/01/2012 12:18
 
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INTRODUZIONE



In apparenza questa Terza Lettera di San Giovanni Apostolo potrebbe sembrare un biglietto di chiarificazione, utile a richiamare l’attenzione su qualcosa che non va in seno alla comunità cristiana.

Se invece lo si legge con occhio attento, con la saggezza che è dono dello Spirito Santo, con la sapienza che viene da Dio – e per questo bisogna chiederla con preghiera accorata – emerge una verità così alta, sublime, eccellente, che si rivela come la verità sulla quale dovrà sempre reggersi e fondarsi la Chiesa del Signore Gesù.

Questa verità è il legame inscindibile che deve sempre unire la comunità di Cristo a Cristo Gesù. Questo legame è dato dal Presbitero, o Apostolo del Signore.

Questa verità, a fondamento di ogni altra verità, può essere così annunziata:

Il presbitero è una cosa sola con la verità. Verità di Cristo Gesù e Presbitero sono una cosa sola: né la verità di Cristo può esistere senza il presbitero, né il presbitero deve esistere senza la verità di Cristo Gesù.

Sono la vita l’uno dell’altra. Vivono l’uno per l’altra. La verità fa il presbitero, il presbitero fa la verità.

Questa unità deve conservarsi fino alla consumazione dei secoli. La comunità cristiana vive di questa unità, vive da questa unità.

Se la verità viene separata dal presbitero essa non è più verità di Cristo. Se il presbitero si separa dalla verità, lui non è più presbitero di Cristo Gesù.

In questa unità insieme vivono, insieme muoiono. In questa unità sono la verità l’uno dell’altra. Il presbitero è la verità della verità di Cristo. La verità di Cristo è la verità del presbitero.

Il presbitero è la verità di Dio in seno alla comunità. È il presbitero la verità di Dio in seno alla comunità. È Lui a motivo del suo legame con la verità di Cristo Gesù.

Se Lui è la verità di Cristo, è anche Lui che deve dare la verità di Cristo. Ma è anche Lui che deve discernere ciò che è verità di Cristo da quanto invece non è verità di Cristo in seno alla comunità.

Il presbitero dona la verità di Cristo alla comunità di Cristo, ma anche vigila nella comunità di Cristo affinché nessun elemento di falsità, nessun errore, ambiguità, menzogna, venga ad inquinare la purezza della verità del Signore Gesù.

Il presbitero potrà esercitare questo altissimo ministero ad una sola condizione che diventi ogni giorno santità della santità di Cristo Gesù.

Se Lui si discosta dalla santità di Cristo, si discosterà anche dalla verità. Questa non brillerà più dalla sua vita e la comunità sarà divorata dall’errore, dall’eresia, dalla menzogna su Cristo e sulla sua verità.

Per il presbitero la luce di Cristo si diffonde nella comunità, ma anche per lui le tenebre la soffocano e la conducono nell’idolatria.

Il presbitero ama chi è nella verità. Nell’alto suo ministero di vigilanza, il presbitero deve amare coloro che camminano nella verità.

Tutti costoro devono essere da lui incoraggiati, spronati, invogliati, esortati, sostenuti perché la verità diventi sempre più forte in loro.

Solo così la luce che promana da essi potrà illuminare tutta la terra. Quando un solo discepolo di Gesù è nella pienezza della verità, tutto il mondo gode della sua luce e se vuole può divenire luce in Cristo Gesù.

Questo ministero di amore deve essere esercitato con ogni bontà, mansuetudine, misericordia, carità, sollecitudine, zelo.

Da questo ministero di amore chi è nella verità attinge sicurezza, forza, costanza, perseveranza. Sa di non essere solo. Sa che il presbitero è con Lui e quindi anche Cristo è con Lui.

Molti hanno abbandonato la via della verità perché si sono sentiti lasciati in balia di se stessi, nella loro solitudine.

Molti si sono smarriti, perché il presbitero ha avuto paura di affermare la verità della loro parola, delle loro azioni, della loro missione.

Il presbitero che ama Cristo, deve amare tutti coloro che sono nella verità. Anzi deve essere lui il loro sostegno, la loro forza, il loro coraggio, il loro incitamento.

Lui deve riprendere tutti coloro che non sono nella verità. Come il presbitero ha l’obbligo ministeriale di incoraggiare, di amare, di sostenere coloro che sono nella verità, così ha anche l’obbligo ministeriale di riprendere, correggere, riportare sulla via del Vangelo, coloro che non camminano più nella verità.

A volte sarebbe sufficiente operare questo discernimento, con parole assai semplici, con una dichiarazione elementare, perché tutta la comunità fosse nuovamente illuminata dalla luce della verità di Cristo Gesù.

Invece sovente questo non avviene e la comunità soffre. Soffre per mancato discernimento, per non presa posizione dinanzi alla falsità, per non richiamo pubblico di fronte ad una falsità che condiziona la vita di un’intera comunità.

Per il presbitero la comunità cammina nella luce, per il presbitero la comunità barcolla nelle tenebre. Per il presbitero si cammina verso la luce eterna, per lui si avanza verso le tenebre eterne. Il discernimento, l’approvazione della verità, la riprovazione della falsità, è suo obbligo ministeriale ben preciso. Se lo assolve, è di Cristo Gesù. Se non lo assolve, non è di Cristo Gesù.

Altro ministero del presbitero è il ricordo dello sviluppo, o dei frutti che la verità comporta in sé, o produce. È obbligo ministeriale del presbitero ricordare che:

La verità è carità. La verità è come un albero. Essa deve produrre un frutto di carità, amore, benevolenza, misericordia, pietà, compassione, sostegno, aiuto, ogni bene.

Se la verità non diviene frutto di carità, essa è una verità sterile, inutile. È una verità solamente ideale.

La nostra verità, la verità cristiana è realtà, ed ogni realtà è visibile. Essa è visibile se produce un frutto di amore a favore di ogni uomo.

Essa è realtà se ognuno che la possiede si trasforma in carità, in amore per tutti gli uomini.

Il presbitero ha l’obbligo ministeriale non solo di ricordare questa verità, ma anche di vigilare a che sempre produca dei buoni frutti.

Il presbitero deve essere simile ad un solerte agricoltore il quale non solo semina il buon grano nel suo campo (realtà), vigila, presta attenzione a che ogni albero produca al massimo delle sue potenzialità.

Mai il solerte contadino abbandona il suo campo. Mai il solerte presbitero abbandona la Chiesa di Dio a se stessa.

La verità è missione. Cristo ha consegnato la sua verità al presbitero perché il presbitero la consegni ad ogni uomo. Questa consegna della verità ad ogni uomo si chiama missione.

Non solo Lui deve consegnare la verità ad ogni uomo. Ogni uomo che ha ricevuto la verità ha l’obbligo ministeriale di consegnare la verità al mondo intero.

Il presbitero non solo deve essere lui un buon missionario nel campo di Dio, deve vigilare affinché ogni altro discepolo di Gesù lo divenga.

La missione è la vita della Chiesa. La Chiesa ha l’obbligo di crescere in ogni manifestazione della sua vita. L’obbligo della crescita non è di questo, o di quell’altro membro, è di ogni membro, di ogni figlio. L’obbligo è di tutto il corpo.

Il Presbitero che ha il ministero di guidare la Chiesa verso la verità tutta intera, deve anche su questo versante far sì che sempre la Chiesa si mantenga missionaria, viva cioè in perfetta armonia con la propria natura.

La verità è sostegno della missione con i propri beni. La missione ha un costo non solo spirituale, ma anche materiale, in sostanza, in aiuto a quanti vivono la missione, perché si rechino di luogo in luogo per portare il Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo.

Chi deve aiutare i missionari del Vangelo, chi li deve sostenere?

La verità che il presbitero deve insegnare alla sua Chiesa è questa: la Chiesa deve sostenere se stessa, la Chiesa deve alimentare la sua stessa vita.

Ogni membro della Chiesa ha l’obbligo di partecipare alla vita della Chiesa secondo la misura dei suoi beni. Se ha molto è giusto che dia molto, se ha poco non deve esitare a dare secondo il poco che possiede.

Quest’obbligo è grave. Cristo Gesù per la sua Chiesa ha dato se stesso. Per la Chiesa si è lasciato crocifiggere.

Ogni membro deve alla Chiesa la sua stessa vita. Se le deve la vita, le deve anche ogni altra cosa. Anche questa è verità che il presbitero deve annunziare alla Chiesa, ad ogni suo membro in particolare, esortandolo con ogni dottrina a partecipare all’opera missionaria della Chiesa secondo le sue possibilità.

La verità è fuga da ogni interesse personale. Cristo Gesù non cercò mai il suo interesse personale. Lui non visse per sé, visse per noi, per la nostra redenzione eterna.

La verità di Cristo obbliga ogni membro della Chiesa a non vivere per se stesso, a liberarsi da ogni interesse personale.

Non siamo nella Chiesa per noi stessi, siamo per il Signore e per i fratelli, siamo per donare la nostra vita a Dio perché ne faccia un sacrificio a beneficio del mondo intero.

Chiunque nella Chiesa cerca il suo particolare interesse, costui nega nei fatti la verità che professa su Cristo e sulla Chiesa.

Il presbitero deve vigilare affinché mai un solo interesse personale muova l’agire di un figlio della Chiesa. Egli deve ammonire i figli della Chiesa che gli interessi personali distruggono l’essenza stessa della Chiesa.

La carità unisce. La Chiesa è una nella sua più pura e più santa essenza. Questa unità deve essere il pensiero, il desiderio, la passione, lo zelo, la carità, l’amore di ogni figlio della Chiesa.

Solo chi ama alla maniera di Cristo Gesù, solo chi muore per la Chiesa, la preserva e la custodisce nella sua unità.

Solo chi vive di immensa, grande carità conserva intatto il corpo di Cristo Gesù.

Il presbitero ha l’obbligo ministeriale di educare alla carità, di ammaestrare in questa virtù ogni discepolo del Signore.

Lo richiede l’essenza stessa della Chiesa. Se lui omette di insegnare la verità della Chiesa e come la si conserva nella sua essenza, lui pecca di omissione contro Dio e contro la Chiesa.

Perché di omissione? Perché è venuto meno ad un obbligo che grava sulle sue spalle.

L’interesse personale divide. Come il presbitero edifica la Chiesa insegnando qual è la forza della carità, così deve avvisare ogni discepolo di Gesù sulle conseguenze disastrose, di rovina, che provocano gli interessi personali all’interno della comunità cristiana.

Ogni interesse personale lacera il corpo di Cristo, divide la comunità, poiché separa i membri gli uni dagli altri.

L’interesse personale fa delle isole a se stanti, spesso l’una contro le altre e viceversa.

Nella comunità nessuno deve venire per interesse personale, neanche per una qualche considerazione, o per ricevere una lode.

Nella comunità non si viene per ricevere niente dalla comunità in relazione alla propria persona e ai propri interessi.

Nella comunità si viene per consegnare la nostra vita a Dio affinché Lui ne faccia un dono di amore per la salvezza dei fratelli.

Se il presbitero avrà la forza nello Spirito Santo di insegnare tutte queste verità alla Chiesa, senza lasciarsi intimidire da nessuno, per la sua opera la Chiesa crescerà, diverrà bella, mostrerà al mondo la potenza della sua carità, della sua verità.

Per la sua opera di insegnamento la Chiesa non solo crescerà all’interno di sé in verità e in carità, quanto anche allargherà i confini del regno di Dio con una missione che raggiungerà ogni uomo.

La Chiesa salva e rovina se stessa. La Chiesa salva e rovina il mondo.

La santità della Chiesa salva la Chiesa e il mondo. Il peccato della Chiesa rovina la Chiesa e il mondo.

Il presbitero deve vigilare affinché la Chiesa sia adorna di ogni verità, di ogni carità, di ogni giustizia.

Il presbitero deve vigilare affinché nella Chiesa regni solo e sempre la volontà di Dio.

La Vergine Maria, Madre della Redenzione, Madre della Chiesa e del Discepolo che Gesù amava, ottenga ad ogni “presbitero” di essere nella Chiesa maestro di verità, di carità, di perfetta conoscenza della volontà di Cristo e di Dio.

 

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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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