Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

COMMENTO ALLA PRIMA LETTERA DI S.GIOVANNI

Ultimo Aggiornamento: 07/08/2018 18:21
Autore
Stampa | Notifica email    
30/12/2011 13:10
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

OMELIA 10

Chiunque crede che Gesù è il Cristo...

Se uno ama veramente il Padre, ama anche il Figlio e i figli di Dio. E' un amore che non conosce fatica e genera sicurezza, perché nessuno può sottrarre l'oggetto amato. In tale amore si realizza tutta la Legge e abbraccia i membri di Cristo, cioè la Chiesa.

[Fede ed amore.]

1. Credo che ricordiate, voi qui presenti ieri, dove siamo giunti nella spiegazione dell'Epistola, cioè là dove si dice: Chi non ama il fratello che vede, come può amare Dio che non vede? Questo comandamento appunto ci viene da lui, affinché chi ama Dio ami anche il suo fratello (1 Gv 4, 20-21). Eravamo giunti fin qui. Esaminiamo ora con ordine quel che segue. Chi crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio (1 Gv 5, 1). Chi è colui che non crede che Gesù è il Cristo? Chi non vive così come Cristo ha comandato. Molti dicono infatti: io credo; ma la fede senza le opere non ci salva. L'amore stesso è opera di fede, secondo le parole di Paolo apostolo: la fede che opera attraverso l'amore (Gal 5, 6). Le tue opere precedenti alla fede o non erano buone o, se tali sembravano, erano inutili. Se non avevi opere buone, tu eri come un uomo senza piedi o incapace di camminare a causa dei piedi piagati. Se invece le tue opere sembravano buone, prima che tu avessi la fede, certo correvi ma fuori strada, e dunque vagavi più che tendere alla meta. Dobbiamo dunque correre ma sulla giusta strada. Chi corre fuori strada, corre inutilmente, anzi lo fa con danno. Tanto più esce di strada, quanto più corre lontano da essa. Quale è la strada sulla quale noi dobbiamo correre? Cristo disse: Io sono la via. Quale è la patria verso la quale corriamo? Cristo disse: Io sono la verità (Gv 14, 6). Noi corriamo sulla strada che è lui e corriamo alla meta che è lui ed in lui troviamo il nostro riposo. Ma appunto perché ci servissimo di lui come della nostra strada, egli è arrivato fino a noi, che eravamo lontani da lui e andavamo errando fuori strada. E' poco dire che erravamo lontano; in realtà, a causa del nostro languore, non potevamo neppure muoverci. Egli venne a noi, quale medico agli ammalati, quale via aperta a noi pellegrini. Che ci sia dato di avere da lui la guarigione, e camminare per suo mezzo. Questo significa credere che Gesù è il Cristo, così come fanno quei cristiani che non sono cristiani solo di nome ma lo sono coi fatti e con la vita; e non già come credono i demoni. Anch'essi infatti credono e tremano (Gc 2, 19), come dice la Scrittura. Che cosa potevano credere i demoni più di quando dissero: Noi sappiamo chi sei: il Figlio di Dio? Ciò che dissero i demoni, lo disse anche Pietro. Quando il Signore domandò chi egli fosse e chi lo ritenesse la gente, quei discepoli risposero: Alcuni dicono che sei Giovanni Battista, altri Elia o Geremia o uno dei Profeti. E Gesù riprese: Ma voi chi dite che io sia? Rispose Pietro: Tu sei il Cristo, il figlio di Dio vivo; e si sentì dire dal Signore: Beato sei, Simone figlio di Giona, perché non la carne o il sangue te lo ha rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. Vedete quale lode ottiene questa fede di Pietro: Tu sei Pietro e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa (Mt 16, 14-18). Che significano le parole: Su questa pietra edificherò la mia Chiesa? Significano: su questa fede che confessa: Tu sei il Cristo Figlio del Dio vivo. Dice dunque il Signore: Su questa pietra edificherò la mia Chiesa. Quale lode grandiosa! Pietro dice: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo; anche i demoni dicono: Sappiamo chi sei: il Figlio di Dio, il santo di Dio. Quello che dice Pietro, lo dicono anche i demoni; ma se le parole sono le stesse, l'animo è diverso. Dove abbiamo la prova che Pietro qui parlava con sentimento di amore? Da questo: che la fede di un cristiano è sostenuta dall'amore; quella di un demonio è priva di amore. Perché senza amore? Perché Pietro pronunciava quelle parole con lo scopo di aderire a Cristo, mentre i demoni le pronunciavano con lo scopo di allontanare Cristo da loro. Prima di dire: Sappiamo chi tu sei: il Figlio di Dio, essi avevano detto: Che c'è di comune fra te e noi? Perché sei venuto prima del tempo a perderci? (Mt 8, 29; Mc 1, 24). Altro è infatti rendere testimonianza a Cristo per aderire a lui, altro è rendergli testimonianza per allontanarlo da noi. Vedete dunque che nelle parole: colui che crede, si indica una certa fede, non una fede comune a molti. Perciò nessun eretico, o fratelli, vi dica: Anche noi crediamo. Vi ho portato l'esempio dei demoni proprio perché non vi rallegriate delle parole di quelli che credono; ma esaminiate i fatti delle persone che vivono la loro fede.

[Amare il Padre è lo stesso che amare il Figlio.]

2. Vediamo dunque che cosa significa credere in Cristo; che cosa significa credere che Gesù è il Cristo. Giovanni aggiunge: Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio. Ma che cosa significa credere ciò? Chiunque ama colui che ha generato, ama anche colui che è stato generato (1 Gv 5, 1). Giovanni ha subito collegato la fede con l'amore, perché senza l'amore la fede è vana. La fede del cristiano è accompagnata dall'amore, la fede del demonio è senza amore; quelli che però non credono sono peggiori del demonio, più tardi a capire che non il demonio. Non so chi non vuole credere in Cristo; costui non giunge neppure ad imitare i demoni. Ma, ecco, crede in Cristo, ma lo odia; fa confessione di fede per timore del castigo, non per amore del premio: anche i demoni temevano di essere puniti. Aggiungi ad una fede siffatta l'amore ed essa diventerà una fede quale ce la descrive l'apostolo Paolo: La fede che opera per mezzo dell'amore (Gal 5, 6); hai così scoperto il cristiano, hai trovato il cittadino di Gerusalemme, il concittadino degli angeli, il pellegrino che sospira lungo la via; aggregati a lui, perché è tuo compagno di viaggio; corri con lui, purché anche tu sia quello che è lui. Chiunque ama colui che ha generato, ama anche colui che è stato generato. Chi ha generato? Il Padre. Chi è stato generato? Il Figlio. Che cosa ha voluto dire con queste parole? Chiunque ama il Padre, ama anche il Figlio.

[Chi ama il Figlio, ama anche i figli di Dio.]

3. Da questo conosciamo che amiamo i figli di Dio (1 Gv 5, 2). Che significa questo, o fratelli? Poco prima Giovanni aveva parlato del Figlio di Dio, non dei figli di Dio. Solo Cristo ci era stato proposto da contemplare e ci fu detto: Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chiunque ama colui che lo ha generato, cioè il Padre, ama colui che è stato da lui generato, cioè il Figlio, nostro Signore Gesù Cristo. Giovanni prosegue dicendo: Da questo conosciamo che noi amiamo i figli di Dio; come se volesse dire: Da questo conosciamo che amiamo il Figlio di Dio. Prima aveva detto del Figlio di Dio, ora parla dei figli di Dio; i figli di Dio infatti sono il corpo dell'unico Figlio di Dio: lui il capo, noi le membra, ma unico il Figlio di Dio. Chi dunque ama i figli di Dio, ama il Figlio di Dio; chi poi ama il Figlio di Dio, ama il Padre; nessuno può amare il Padre, se non ama il Figlio e chi ama il Figlio, ama anche i figli di Dio. Quali figli di Dio? Le membra del Figlio di Dio. E amando, anch'egli diventa un membro e per mezzo dell'amore viene ad appartenere alla unità del Corpo di Cristo; e sarà un solo Cristo, il quale ama se stesso. Poiché le membra si amano a vicenda, conseguentemente il corpo ama se stesso. Se un membro soffre, tutte quante le membra soffrono insieme. E se un membro è in onore, tutte le altre membra godono con lui. E che cosa aggiunge? Voi siete il corpo di Cristo e le sue membra (1 Cor 12, 26-27). Giovanni, parlando poco prima dell'amore fraterno, diceva: Chi non ama il fratello che vede, come potrà amare Dio che non vede? (1 Gv 4, 20). Se pertanto ami il fratello, forse che nello stesso tempo non ami anche Cristo? E' mai possibile il contrario, dal momento che tu ami le membra di Cristo? Se ami le membra di Cristo, ami Cristo; e quando ami Cristo, ami il Figlio di Dio; ami perciò anche il Padre. L'amore non può dunque essere diviso. Scegli pure ciò che vuoi amare: il resto seguirà da sé. Potresti dire: io amo soltanto Dio, Dio Padre. Tu menti: se ami, non puoi amare un solo essere; se ami il Padre, ami anche il Figlio. Sì, tu dici, amo il Padre ed il Figlio, e basta: amo Dio Padre e Iddio Figlio, Gesù Cristo, Signore nostro, che ascese al cielo e siede alla destra del Padre, Verbo per mezzo del quale tutto fu fatto, Verbo fatto carne, che abitò tra noi (cf. Gv 1, 3-14): soltanto questi io amo. Tu menti: se ami il capo, ami anche le membra; se poi non ami le membra, non ami neppure il capo. Non senti spavento alla voce del capo che parla anche per le membra? Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? (At 9, 4). Quella voce ha definito suo persecutore il persecutore delle sue membra; ha invece chiamato suo amico l'amico delle sue membra. Voi già sapete quali sono sue membra, o fratelli; sono la Chiesa stessa di Dio. Da questo conosciamo che noi amiamo i figli di Dio, dal fatto che amiamo Dio (1 Gv 5, 2). In che modo? I figli di Dio non sono forse diversi da Dio? Ma chi ama Dio, ama i suoi precetti. E quali sono i precetti di Dio? Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate a vicenda (Gv 13, 34). Nessuno si scusi in nome di un altro amore, per darsi ad un altro amore. Tanto è coesivo l'amore che, come esso è strutturato in compagine, così fonde in una sola realtà tutti coloro che da esso dipendono, come fusi dal fuoco stesso. E' oro: la massa viene fusa, formando un tutt'uno compatto; ma se non s'accende il fuoco della carità, quei molti non possono fondersi in unità. Dal fatto che conosciamo Dio, abbiamo la prova che noi amiamo anche i figli di Dio.

[Dolcezza dell'amore di Dio.]

4. Su che cosa ci fondiamo per sapere che noi amiamo i figli di Dio? Su questo: che amiamo Dio e osserviamo i suoi precetti (1 Gv 5, 2). Qui ci viene fatto di angustiarci per la difficoltà di mettere in pratica il precetto di Dio. Senti ciò che voglio dire. O uomo, perché trovi pena nell'amare? Perché tu ami l'avarizia. Non si ama che con fatica quel che tu ami; ma, amando Dio, non ci si affatica. L'avarizia ti comanderà fatiche, pericoli, rischi, tribolazioni e tu obbedirai. Per qual fine? Per avere ricchezze da riempire le tue casse e perdere la tranquillità. Prima di possederle, eri probabilmente più tranquillo di adesso che ti sei dato ad ammassare. Ecco che cosa ti ha comandato l'avarizia: hai riempito la casa ma sei in trepidazione per i ladri; hai ottenuto oro, ma hai perso il sonno. Questo ti ha comandato di fare l'avarizia. Ti ha detto: fa' questo, e tu l'hai fatto. Dio che cosa ti comanda? Amami. Se ami l'oro, cercherai l'oro e magari non lo troverai; chiunque mi ricerca, ecco che io sono con lui. Vuoi amare l'onore e forse non lo raggiungerai; chi invece ha amato me, non è forse giunto fino a me? Dio ti dice: tu vuoi avere un patrono o un amico potente; lo corteggi per mezzo di un'altra persona a lui inferiore. Ama me - dice il Signore -: Non si giunge a me per mezzo di un altro; l'amore stesso ti fa presente a me. Che cosa è più dolce di questo amore, fratelli? Fratelli, non senza motivo avete da poco udito nel salmo: Gli ingiusti mi hanno raccontato dei loro piaceri, ma non sono piacevoli come la tua legge, Signore (Sal 118, 85). Quale legge del Signore? Il comando di Dio. Qual è il comandamento di Dio? Quel comandamento nuovo, che è detto nuovo proprio perché rinnova: Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate a vicenda. Senti come questa viene dichiarata legge stessa di Dio, nelle parole dell'apostolo Paolo: Portate i pesi gli uni degli altri e così adempirete la legge di Cristo (Gal 6, 2). Il compimento di tutte le nostre opere è l'amore. Qui è il nostro fine: per questo noi corriamo; verso questa meta corriamo; quando saremo giunti, vi troveremo riposo.

[Non c'è altra meta che l'amore.]

5. Avete udito nel salmo: Ho visto la fine di ogni opera (Sal 118, 96). Dicendo: ho visto la fine di ogni opera, che cosa dunque ha visto il salmista? Mettiamo che sia salito sulla cima di un altissimo monte e da quel vertice abbia contemplato e visto tutta la distesa in cerchio della terra ed i cerchi dell'universo; forse per questo ha detto: Io ho visto la fine di ogni opera? Se questa è cosa lodevole, domandiamo al Signore occhi materiali tanto acuti da intravvedere qualche monte altissimo della terra, dalla cui cima possiamo vedere la fine di ogni opera. Non andare lontano; ecco, ti dico: sali sul monte e vedi questo termine. Cristo è il monte; vieni a Cristo e vedi il termine di ogni opera. Cosa è questo termine? Interroga San Paolo: Il fine del precetto è la carità che viene da un cuore puro, da una coscienza retta, da una fede non finta (1 Tm 1, 5). In un altro passo egli dice: L'amore è la perfezione della legge (Rm 13, 10). C'è qualcosa di più finito, di più completo della perfezione? A ragione dunque il salmista ha usato il termine fine. Non pensate che egli abbia inteso parlare di distruzione, ma di completamento. Diverso è il senso in cui diciamo "ho finito il pane" da quello in cui diciamo "ho finito la tunica". Ho finito il pane mangiando, ho finito la tunica tessendo. In ambedue i casi abbiamo usato il termine fine. Ma il pane finisce perché viene mangiato, la tunica è finita perché venga usata; il pane finisce e non c'è più, la tunica è finita perché completata. Intendete dunque in questo ultimo senso il termine fine usato quando si legge il salmo e voi sentite dire: in fine del salmo di Davide. Molte volte avete udito questa frase nel corso della lettura dei salmi e dovete capire le cose che sentite. Che significa dunque in fine? Fine della legge è Cristo, per offrire la giustizia a chiunque crede (Rm 10, 4). Che significa allora che Cristo è fine? Significa che Cristo è Dio e fine del precetto è la carità e che Dio è carità; Padre e Figlio e Spirito Santo sono una sola cosa. Qui è il tuo fine: fuori di qui non c'è altro che la strada. Non fermarti sulla strada perché altrimenti non giungerai al fine. In qualunque altro luogo tu sia giunto, passa oltre finché non giungerai al fine. Che cosa è il fine? Per me è buona cosa stare unito al Signore (Sal 72, 28). Hai aderito al Signore, sei giunto al termine della strada: rimarrai in patria. Cercate di comprendere! Qualcuno va in cerca del denaro: ma questo non sia il tuo fine; devi passare oltre come il pellegrino. Cerca la strada per dove passare, non il posto dove rimanere. Se tu ami il denaro, sei imbrigliato nell'avarizia; l'avarizia sarà la catena ai tuoi piedi e non puoi più avanzare. Passa dunque oltre questo ostacolo; cerca la fine del viaggio. Tu cerchi la salute del corpo ma anche qui non arrestarti. Che cosa è questa salute del corpo, che può essere distrutta dalla morte, indebolita dalla malattia? Instabile, mortale, fluida. Cercala, ma affinché una salute precaria non ti impedisca di compiere opere buone. Il tuo fine dunque non è qui; la salute infatti viene cercata in vista del fine. Tutto ciò che noi cerchiamo in vista di un altro bene, non costituisce il fine; tutto ciò che si cerca per se stesso e senza uno scopo di utilità, quello è il fine. Cerchi gli onori; li cerchi forse per mettere in opera qualche tuo progetto, forse per piacere a Dio: non amare l'onore in se stesso, per non fermarti lì. Cerchi la lode? Se cerchi quella di Dio, fai bene; se cerchi la tua lode, fai male; resti fermo per strada. Ecco, tu sei amato e lodato: non congratularti se ti lodano; lodati nel Signore, perché ti sia lecito cantare: Nel Signore alla mia anima si darà lode (Sal 33, 3). Pronunci qualche buon discorso, che viene lodato? Fa' che non venga lodato come tuo, perché non è questo il fine. Se qui poni il tuo fine, anche tu sei finito; e non sei finito perché hai raggiunto la perfezione, ma perché sei giunto alla tua distruzione. Non sia lodato dunque il tuo discorso come fosse tuo merito, cosa tua. Come deve allora essere lodato? Come dice il salmo: In Dio io loderò il mio discorso, in Dio io loderò le mie parole. E con ciò si realizza quanto segue: Io ho sperato in Dio, non temerò ciò che l'uomo potrà farmi (Sal 55, 5 11). Allorché tutte le tue opere sono lodate in Dio, la lode a te dovuta non devi temere di perderla. Dio infatti non viene mai meno. Fa' dunque di andare oltre questa lode.

[Nessuno potrà sottrarti l'oggetto del tuo amore.]

6. Vedete, o fratelli, quanti beni dobbiamo oltrepassare, che non sono il nostro fine. Di essi noi usiamo così come per strada; ce ne cibiamo come avviene nelle stazioni di ristoro per i cavalli, ma poi continuiamo il cammino. Dov'è dunque il fine? Dilettissimi, noi siamo figli di Dio e non ancora si mostra quello che saremo: sono parole che ci ha detto proprio questa Epistola. Siamo dunque ancora in cammino; dovunque giungeremo, ancora dobbiamo proseguire, finché giungeremo ad un fine. Sappiamo che quando apparirà, saremo simili a lui perché lo vedremo così come egli è (1 Gv 3, 2). Questo è fine: là ci sarà perpetua lode, là un Alleluia senza fine. Nel salmo è perciò indicato questo stesso fine: Ho visto il fine di ogni operazione. E come se si domandasse al salmista: Quale è questo fine che hai visto? Assai vasto è il tuo comandamento (Sal 118, 96). Questo è il fine: l'ampiezza del comandamento. Questo comandamento ampio è la carità, perché dove c'è la carità, non ci sono ristrettezze. Proprio in questa ampiezza di carità si trovava l'Apostolo quando diceva: La nostra bocca sta aperta davanti a voi, o Corinti; il nostro cuore si è allargato; non abbiate angustie in noi (2 Cor 6, 11-12). Per questo ampio assai è il tuo comandamento. Qual è il comandamento di tanta ampiezza? Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate a vicenda. La carità dunque non soffre ristrettezze. Vuoi non soffrire ristrettezze in terra? Abita dove c'è ampiezza di spazi. Qualunque cosa l'uomo ti faccia, non riesce ad angustiarti; tu infatti ami ciò che l'uomo non può danneggiare: ami Dio, ami la fratellanza, ami la legge di Dio, ami la Chiesa di Dio: un amore che sarà eterno. Soffri sulla terra, ma giungerai al premio promesso. Chi ti può togliere ciò che ami? Se nessuno ti può togliere ciò che ami, dormi tranquillo; o meglio vigili nella tranquillità, affinché, dormendo, non abbia a perdere ciò che ami. Non fu detto invano: Illumina i miei occhi perché non abbia a dormire nel sonno della morte (Sal 12, 4). Coloro che davanti alla carità chiudono gli occhi, si adagiano nelle concupiscenze dei piaceri carnali. Sta' dunque all'erta. Mangiare, bere, accontentare la carne, giocare, andare a caccia: sono attività piacevoli ma ogni male viene dietro a queste vanità fastose. Ignoriamo forse che questi sono diletti? Chi lo potrebbe negare? Ma la legge di Dio è amata più di questi diletti. Contro quelli che ti spingono a cercarli, tu devi gridare: Gli iniqui mi hanno raccontato dei loro piaceri, ma non così piacevoli quanto la tua legge, o Signore. E' un diletto, quello della tua legge, che rimane. Non solo rimane perché tu lo raggiunga, ma chiama indietro perfino chi ne fugge lontano.

[Universalità dell'amore.]

7. Questo è infatti amore di Dio: adempiere i suoi precetti (1 Gv 5, 3). Già avete sentito: La Legge e i Profeti sono in questi due precetti. Vedi come non ha voluto che ti dilungassi su molte pagine di comandamenti. In questi due precetti stanno tutta la Legge e i Profeti. In quali due precetti? Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e tutta la tua mente, e poi, amerai il prossimo tuo come te stesso. In questi due precetti sta tutta la Legge e i Profeti (Mt 22, 40 37). Ecco, di questi precetti ci parla tutta l'Epistola. Mantenete perciò l'amore e state tranquilli. Perché temi di far male a qualcuno? Chi fa del male a colui che egli ama? Ama: non può capitare se non che tu faccia del bene. Forse tu riprendi qualcuno? Questo è opera di amore, non di cattiveria. O forse lo picchi? Lo fai per disciplina. L'amore della carità non ti permette di trascurare chi è indisciplinato. Cosicché abbiamo talvolta degli effetti quasi diversi ed anzi contrari alla loro origine e cioè che l'odio, di quando in quando, blandisca e l'amore castighi. Un tale, ad esempio, odia il suo nemico e finge amicizia con lui; lo vede far qualcosa di male e lo loda; vuole che sia veloce nel male, vuole che corra ciecamente nei precipizi delle sue cupidità, da dove non ne risalga più; lo loda perché il peccatore viene lodato nelle concupiscenze della sua anima (Sal 9, 3). Adopera con lui dell'adulazione: odia, eppure lo loda. Un altro vede un amico suo fare qualcosa di simile, e lo ritrae da ciò; se non lo ascolta, pronuncia anche parole di riprensione, sgrida, litiga: a volte è costretto proprio a litigare. Ecco come in questo caso l'odio blandisce e l'amore litiga. Non badare alle parole di chi blandisce e all'apparente severità di chi rimprovera; guarda alla sorgente, cerca la radice da dove proviene quell'atteggiamento. Quello blandisce per ingannare, questo litiga per correggere. Non è necessario, o fratelli, che il vostro cuore venga da noi allargato; chiedete a Dio che vi amiate a vicenda. Amate tutti gli uomini, anche i vostri nemici, non perché sono fratelli, ma perché lo diventino; e sempre siate accesi di amore fraterno, tanto verso il fratello già tale, quanto verso il nemico, affinché con l'amore diventi fratello. Sempre, quando ami il fratello, ami un amico. Già egli sta con te, già ti è congiunto nell'unità che si estende a tutti gli uomini. Se vivi bene, tu ami il fratello che prima ti era nemico. Se ami qualcuno ancora non credente in Cristo, o credente in Cristo come fanno i demoni, rimproveri la vacuità del suo atteggiamento. Da parte tua ama ed ama con amore fraterno; quell'uomo non ancora ti è fratello, ma tu lo ami perché diventi tuo fratello. Tutto il nostro amore dunque è diretto verso i cristiani, verso tutte le membra di Cristo. La regola della carità, o miei fratelli, la sua forza, il suo fiore, il suo frutto, la sua bellezza, la sua attrattiva, il suo posto, la sua bevanda, il suo cibo, il suo abbraccio, non conoscono sazietà. Se la carità ci riempie di diletto mentre ancora siamo pellegrini, quale sarà la nostra gioia in patria?

[Non si può amare Cristo, e disprezzare le sue membra.]

8. Corriamo dunque, fratelli miei, corriamo ed amiamo Cristo. Quale Cristo? Gesù Cristo. Chi è questi? Il Verbo di Dio. In che modo egli venne presso noi malati? Il Verbo si fece carne e abitò tra noi (Gv 1, 14). Si è dunque adempiuto ciò che la Scrittura aveva predetto: Bisognava che Cristo patisse e risorgesse il terzo giorno da morte. Dove giace il suo corpo? Dove soffrono le sue membra? Dove devi trovarti per essere sotto l'influsso della testa? Occorreva che si predicasse nel suo nome la penitenza e la remissione dei peccati a tutte le genti, incominciando da Gerusalemme (Lc 24, 46-47). Che qui si diffonda la tua carità. Cristo ed il salmo, cioè lo Spirito di Dio, dicono: Grande assai è il tuo comandamento, ed io non so chi viene a fissare nell'Africa i confini della carità. Estendi la tua carità su tutto il mondo, se vuoi amare Cristo; perché le membra di Cristo si estendono in tutto il mondo. Se ami solo una parte, sei diviso, non ti trovi più unito al corpo; se non sei unito al corpo, non sei sottoposto alla testa. Che vale credere e poi bestemmiare? Adori Cristo nel capo e lo bestemmi nelle membra del suo corpo. Egli ama il suo corpo. Se tu ti sei separato dal suo corpo, il capo no. Esso dall'alto ti grida: tu mi onori a vuoto e senza motivo. Sarebbe come se uno ti volesse baciare il capo ma pestarti i piedi; potrebbe avvenire che ti schiacci i piedi con scarpe chiodate, mentre vuole abbracciarti e baciarti: tu gli grideresti, nel bel mezzo delle sue espressioni di onore: Che fai? Non vedi che mi schiacci? Non gli diresti: tu schiacci il mio capo; realmente egli dava onore al tuo capo; ma questo protesterebbe, più perché le altre membra vengono calpestate che non per sé, che è anzi fatto oggetto di onore. Non sarebbe il capo per primo a dire: non voglio questo tuo onore, cerca piuttosto di non calpestarmi? Provati, tu, di dirgli, se puoi: perché ti ho calpestato? E rivolgendoti alla testa, di': Io volli baciarti, volli stringerti. Ma non vedi, o stolto, che, in forza di una struttura unitaria, ciò che tu vuoi abbracciare si identifica con ciò che calpesti? Mi onori in alto, mi calpesti in basso. Sente più dolore ciò che calpesti che non gioisce quel che tu onori. Perché ciò che onori prova dolore per ciò che calpesti. Che cosa va gridando la lingua? Essa dice: sento dolore; non dice: sento dolore al piede, ma semplicemente: sento dolore. O lingua, chi ti ha mai toccato? Chi ti ha percosso? Chi ti ha punto? Chi ti ha ferito? Nessuno, ma sono unita alle membra che vengono calpestate. Come puoi volere che non senta dolore, quando non resto separata?

[Cristo ha affidato al nostro amore il suo corpo.]

9. Perciò, il Signore nostro Gesù Cristo, salendo al cielo, il quarantesimo giorno, ci ha raccomandato il suo corpo che doveva restare quaggiù, perché vide che molti avrebbero onorato lui appunto perché ascendeva al cielo, ma vide pure che l'onore reso da costoro è inutile, se calpestano le sue membra qui in terra. Affinché nessuno fosse tratto in errore, adorando il capo che sta in cielo ma calpestando i piedi che stanno in terra, ci ha detto dove si sarebbero trovate le sue membra. Mentre ascendeva al cielo, pronunciò le sue ultime parole: dopo aver pronunciato le quali non parlò più qui in terra. Il capo che doveva salire in cielo raccomandò a noi le sue membra che restavano sulla terra e partì. Ormai non puoi più sentire Cristo che parla qui in terra. Puoi sentirlo parlare, ma dal cielo. E dal cielo, perché parlò? Perché le sue membra erano calpestate qui in terra. A Saulo, suo persecutore, egli disse dal cielo: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? (At 9, 4). Sono salito al cielo, ma giaccio ancora in terra: siedo qui in cielo alla destra del Padre, ma lì in terra io ancora avverto la fame, la sete, ancora sono pellegrino. In che modo ci ha raccomandato il suo corpo in terra, allorché stava per salire al cielo? Quando i discepoli lo interrogarono: Signore, è forse venuto il momento in cui tu ristabilirai il regno di Israele? Sul punto di partire, egli rispose: Non tocca a voi sapere il tempo che il Padre ha posto in suo potere: ma riceverete la forza dello Spirito Santo che verrà in voi e mi sarete testimoni. Vedete fin dove fa giungere il suo corpo, vedete dove non vuole essere calpestato: Voi mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, in Samaria e in tutta la terra (At 1, 6-8). Ecco dove rimango io, che pure ascendo in alto; ascendo perché sono la testa, ma il mio corpo giace ancora quaggiù. Dove giace? Per tutta la terra. Vedi di non colpire, di non violare, di non calpestare il mio corpo: sono queste le ultime parole di Cristo, che sale al cielo. Guardate un uomo che giace ammalato nella sua casa, ed è consunto dal male, vicino alla morte, col respiro affannoso, con l'anima per così dire tra i denti; se gli viene in mente qualcosa che gli sta a cuore e che molto lo interessa, chiama i suoi eredi e dice loro: vi prego, fate questa cosa. Egli trattiene la sua anima come a forza, perché non spiri prima che quelle sue parole vengano convalidate. Dopo aver dettato quelle sue ultime parole, l'anima sua spira: il cadavere viene portato al sepolcro. In che modo i suoi eredi ricorderanno le ultime parole del morente? Se ci fosse qualcuno che dicesse loro: "Non fate le cose che vi ha detto", che cosa risponderebbero? Non farò forse ciò che il padre mio mi ha comandato di fare al momento di lasciare questa vita, ciò che risuonò alle mie orecchie come la sua ultima parola, nel momento della sua partenza? Potrei anche passar sopra a tutte le altre sue parole, ma queste sue ultime mi obbligano di più; non l'ho più sentito parlare. O fratelli, pensate con sentimenti cristiani: se per un erede sono tanto dolci, tanto gradite, tanto importanti le parole di uno che sta per andare al sepolcro, che cosa devono essere per gli eredi di Cristo le sue ultime parole, pronunciate non quando egli stava per andare al sepolcro ma per salire al cielo? L'anima di chi è vissuto ed è morto viene portata in altri luoghi, ed il suo corpo è deposto dentro la terra: a lui non interessa se le sue parole sono attuate o no; ormai egli opera altre cose, altre cose soffre; o gode nel seno di Abramo o, stando nel fuoco eterno, desidera un poco di acqua (cf. Lc 16, 22). Nel suo sepolcro giace un cadavere insensibile, e tuttavia le sue ultime parole, pronunciate quando moriva, vengono custodite gelosamente. Che cosa possono sperare quelli che non custodiscono le ultime parole di colui che siede in cielo? di colui che vede se quelle sue parole sono disprezzate o no, e che disse: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? di colui che riserva al suo giudizio tutto ciò che vede soffrire dalle sue membra?

[Vivere nel corpo di Cristo.]

10. Che cosa abbiamo fatto? - dicono costoro -. Abbiamo subíto persecuzioni senza averne inflitte ad altri. O miseri, voi avete fatto persecuzione anzitutto perché avete diviso la Chiesa. E' più dannosa la spada della lingua che quella del ferro. Agar, serva di Sara, fu superba e fu angustiata dalla padrona a motivo della sua superbia. Quel trattamento aveva uno scopo disciplinare, non punitivo. Quando si allontanò dalla sua padrona, che cosa le disse l'angelo di Dio? Ritorna alla tua padrona (cf. Gn 16, 4-9). Dunque, o anima carnale, se hai sofferto, come quella serva superba, qualche molestia in vista della tua correzione, perché agisci stoltamente? Torna alla tua padrona, mantieni la pace del Signore. Ecco, consultiamo i Vangeli e vi leggiamo fin dove la Chiesa è diffusa: ci vengono fatte delle contestazioni e ci vien detto: Traditori! Traditori di chi? Cristo ti raccomanda la sua Chiesa e tu non credi: io dovrei crederti mentre parli male dei miei padri? Vuoi che ti creda su questa accusa riguardante i traditori? Incomincia prima tu a credere a Cristo. Che cosa conviene fare? Cristo è Dio e tu sei uomo: a chi bisogna credere per primo? Cristo ha diffuso la sua Chiesa per tutto il mondo: lo dico io? Disprezza pure. Lo dice il Vangelo? Sta' attento. Che dice il Vangelo? Era necessario che il Cristo soffrisse, risorgesse da morte il terzo giorno e fosse predicata la penitenza nel suo nome e la remissione dei peccati. Dove c'è la remissione dei peccati, là c'è la Chiesa. Perché? Perché ad essa fu detto: A te darò le chiavi del Regno dei cieli; e tutto quello che avrai sciolto sulla terra, sarà sciolto anche in cielo; tutto quello che avrai legato sulla terra, sarà legato anche in cielo (Mt 16, 19). Fin dove giunge questa remissione dei peccati? Fino a tutti i popoli incominciando da Gerusalemme (Lc 24, 47). Credi dunque a Cristo. Ma poiché comprendi che, se credi a Cristo, non potresti dir nulla contro i "traditori", pretendi che io creda a te che sparli dei miei padri piuttosto che credere tu agli insegnamenti di Cristo.
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 16:13. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com