Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

COMMENTO DELLA PRIMA LETTERA AI CORINTI

Ultimo Aggiornamento: 04/05/2019 17:13
Autore
Stampa | Notifica email    
09/12/2011 21:44
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

1 Corinti 12, 27-31

Il tutto e le parti


- La celebrazione della divina liturgia è il tempo e il luogo in cui possiamo contemplare con pace e gratitudine la bella costruzione che Dio edifica in noi attraverso l'obbedienza alla parola evangelica. All'opposto delle rivalità ed esclusioni che governano la vita del mondo, la chiesa trova la sua sapienza divina proprio nel fatto che ciascuno riceve il suo dono. Questo attribuisce dignità ad ogni persona. Chiediamo perdono per i nostri recuperi amari di violenza, orgoglio e vanità che disturbano l'armonia divina e che vorrebbero umiliare la potenza dello Spirito che è in ciascuno. Chiediamo perdono per aver voluto giudicare il disegno di Dio nei nostri fratelli, o addirittura imporre un nostro disegno. Chiediamo che la misericordia di Dio ricostituisca l'armonia della carità che Dio ha voluto attraverso il sacrificio del Figlio.


- vs 27: ricorda il cap 6 quando al vs 15 parla del corpo. Si avverte la responsabilità di ognuno di unirsi al Signore: oggi è chiaro che è un dato di fatto essere corpo di Cristo e suoe membra. Al vs 31 c'è il verbo "aspirare": è il verbo dello zelo e della gelosia (gelosia di Gesù quando caccia i venditori dal tempio), è la gelosia di Dio.

- i vs 28-30 commentano l'ultima parte del vs 27. Nell'elenco dei carismi, nessuno può presumere di rivestire tutte le mansioni, ma ciascuno, pur nella sua importanza, è parte di un corpo più grande. La differenziazione dei carismi è disposta in modo che ognuno abbia una parte molto circoscritta (apostoli, profeti, maestri, ecc). Attraverso l'elenco che dà, Paolo vuole sottolineare che le competenze di ciascuno sono solo parziali ed impedire che uno pensi di essere tutto.

- Ma c'è anche il rischio contrario, quello di dire: "questa cosa non mi compete". Non a caso il vs 27 dice: "Voi siete corpo di Cristo e sue membra". Ognuno ha ricevuto in sè la pienezza del dono. Forse non si dovrebbe insistere troppo sull'idea di compartimenti stagni: siamo un po' tutti apostoli, profeti, ecc.; non è detto che un profeta non diventi apostolo.

- "per la sua parte" e "migliore di tutti" sono due termini che indicano una contrazione ed una espansione. Rimanendo nella limitatezza, si può ugualmente conoscere l'amore totale. C'è una bellezza della incompletezza dei carismi, perchè è lì che può svilupparsi la completezza dell'amore.

- vs 27: "forti in sè". C''è un parallelo con Gen 1 "facciamo l'uomo a nostra somiglianza e immagine". In entrambi i brani è sottolineata l'unitarietà del corpo di Cristo con noi. Le varie membra sono tutte collegate dalla carità

- "Ciascuno per la sua parte": nel cap precedente diceva "per l'utilità comune". Siamo stati battezzati per formare un solo corpo. Nel cap 11, 29 dice: "riconoscere il corpo del Signore", che in fondo siamo noi, ciascuno per la sua parte.


- Nel testo di oggi si nota una difficoltà, che nasce da quel "ciascuno per la sua parte" del vs 27. Bisogna rifarsi al Dt, quando gli Israeliti stanno per entrare nella terra promessa e viene assegnata in sorte la terra alle varie tribù. Israele vivrà poi con gratitudine questa assegnazione ("La mia eredità è magnifica"). Nel brano di oggi si parla della "assegnazione" del corpo del Signore. Va inteso come un completamento di origine, nel senso che è tutta azione di Dio. Questo è confermato da "li ha posti". E' Dio che fa, e noi dobbiamo essere contenti dei suoi doni. Questi doni sono "relazioni" con altri. "Parte" non definisce solo una distinzione, ma anche una opportunità che ci è data per entrare in relazione con gli altri. Oltre a far funzionare bene la macchina, le parti servono perchè tutto sia "rapportato".

E' interessante che all'inizio del testo il grande soggetto è Dio, poi all'ultimo versetto dice "aspirate", verbo che porta in sè un desiderio spinto e forte, un verbo delicato, usato qui con significato assolutamente positivo. Paolo vuol mettere in evidenza che, se da una parte c'è l'opera di Dio e noi dobbiamo ubbidire, ci sono però delle dinamiche di risposta, nel senso che non si tratta di subire un inquadramento. Si deve rispondere in modo vivo, per una ulteriorità. C'è strada da fare. A partire dalla situazione in cui si è, si deve cercare di crescere. Vedremo che tutto ciò sarà raccolto dalla carità: che è relazione, crescita nell'opera di Dio. La volontà di Dio non si subisce, ma in essa bisogna entrare con passione.



23-5-97 1 Corinti 12, 31-13, 13; Gv 19, 13-16a (Giovanni)



Il primato della carità


- La strada in questa lettera ai Corinti oggi ci porta nel cuore di questo grande messaggio che Dio ha voluto inviare alle generazioni cristiane. Ma bisogna sempre ricordare che il cuore di tutto è sempre Gesù. E il suo emergere non è legato alle parole, ma all'incontro delle parole col credente pentito. C'è un primato della carità. La carità non è un segno, ma l'avvenimento, l'azione di Dio. Poichè il Signore si è completatmente dato a noi, la carità non finirà. La grande meraviglia è che noi, così fragili, per pura misericordia siamo capaci talvolta dell'opera stessa di Dio, la carità. La fuga dalla carità è il peccato più grande, quello che più ci separa da Dio. Consegnamo al Signore la nostra vita, così poco caritatevole, qui davanti all'altare, nella messa, che è la grande manifestazione della carità di Dio. Chiediamo perdono, con serena fiducia.


- Al vs 6 dice che "la carità si compiace della verità". Ci si può chiedere di quale verità si compiaccia, visto che molte volte la verità non sembra che corrisponda alla carità. Forse una risposta è in Gv 18, 37, quando rispondendo a Pilato Gesù dice: "Per questo io sono nato e sono venuto al mondo: per rendere testimonianza alla verità". La Verità è che gli uomini sono figli di Dio.

- La carità non delude perchè l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori.

- "la via migliore": c'è una strada per tutti, e Paolo vuole incitarci a percorrerla, aiutandoci a vicenda.

- Più che dire che è una via migliore di tutte, il testo vuol dire che questa via è la verità di tutte le altre vie. Anche fede e speranza non sono vie chiuse, ma la carità è una via più completa.

- il vs 3 ("dessi il mio corpo per essere bruciato") è illuminato dal brano del vangelo che parla della crocifissione di Gesù e quindi ci dice che il corpo va dato, ma solo nella carità.


- Anzitutto, segnaliamo tre attenzioni speciali: 1) la presenza di don Marcello (Chiesa di Usokami) ci ricorda che il tema e il dramma della carità emergono di più là dove la vita è ridotta alle sue linee più essenziali; 2) l'arrivo fra noi di Ferdinando Magni dal Brasile, che si inquadra benissimo in questo tema; 3) la preoccupazione per un fratello, che è tentato di allontanarsi dal mistero della carità.

Per le persone adulte, il problema della carità è un grande schiaffo, perchè devono riconoscere di non aver vissuto nella carità.

Quanto al problema verità-carità, non si può dire che la verità sia in contrasto con la carità, anche se si deve riconoscere che le modalità con cui si esprime o si impone la verità, a volte lo stesso Vangelo, possono essere anche in forte contrasto con la carità. In fondo in fondo, la Verità è Gesù. E la verità di Gesù è la stessa carità. La carità non è un mezzo, ma il fine di tutto. Così non si può dire che la carità sia al servizio del matrimonio, ma bisogna dire che il matrimonio è al servizio della carità. La fede e la speranza finiranno quando noi capiremo e vedremo, ma la carità non finirà perchè è il rapporto che Dio ha instaurato con noi.

Ci si può chiedere perchè Paolo, dopo aver parlato così bene dei doni al cap 12, qui sembra metterli in evidenza negativa. Questo problema fa tornare al cap 7 (verginità e matrimonio), a quel "come se non", così importante, che non vuole svalutare il matrimonio, ma solo dirci che nel coniuge c'è il segno della presenza del Signore. Il matrimonio è così il luogo dove il Signore si concede. Oggi dice che ci sono tanti doni, che sono buoni proprio perchè sono luoghi della carità. La carità è l'anima di ogni dono, perchè la carità è il Signore. I doni vanno esercitati nella carità, che è Dio stesso. Quindi in questo brano non vengono negati i carismi, ma ulteriormente rivalutati se esercitati nella carità.

Leggendo il testo si può notare che dice che la carità è tante cose. Ebbene, le cose che la carità è sono tutte le qualità che le Scritture attribuiscono al Signore, tanto è vero che nel testo si può sostituire "carità" con "Signore" e vedere che il testo scorre ugualmente bene, anzi si illumina.


24-5-97 1 Corinti 14, 1-14; Gv 19, 16a-22 (Giovanni)


La profezia come servizio


- Le parole della scrittura ci portano oggi a pregare per noi e per tutti quelli che vogliono fare un cammino nella Parola di Dio. Sappiamo che questo cammino è una cosa decisiva per la nostra vita, ma sappiamo anche che è così fragile e spesso deviato dalle passioni del nostro cuore. Preghiera che va fatta per tutti i cristiani, a partire dai Vescovi che spesso sono portati ad insegnare su cose importanti, ma che non sono la Parola di Dio, per finire con noi, che questa Parola dimentichiamo così spesso nei rapporti con i nostri fratelli. Chiediamo alla intercessione della Madonna la conversione del cuore, perchè la nostra vita sia sempre più immersa nel Vangelo, sorretti dal dono della carità, che è la presenza di Dio in noi. Lo chiediamo, consapevoli che ogni nostro peccato è un peccato contro Dio, è dimenticanza delle "benedizioni" (come dice il Deuteronomio) che Dio ci dà.


- Paolo in un altro punto dice che gli spiriti dei profeti sono sottoposti ai profeti, e non viceversa, come verrebbe spontaneo pensare. Sottolinea l'umiltà dello Spirito. La profezia è un dono che va supplicato e atteso (Lc 24, 40: "restate in città, finchè non siate rivestiti di potenza dall'alto"), è una realtà che non è nelle nostre forze.

- vs 5: la profezia non è un dono astratto, ma profondamente legato alla carità.

- Il dono della parola comprensibile fa pensare ai nostri interventi, legati alla cartità di passarci reciprocamente ed illustrarci la Parola.

- vs 1: può essere letto in parallelo con Sap 1, 1: "amate la giustizia". E' un richiamo ad un rapporto personale ed affettivo col Signore. Si deve amare con tutte le nostre forze, compresa l'intelligenza, e trasmettere agli altri il dono del rapporto col Signore.


- I due paragoni che Paolo fa per farci capire cos'è/cosa non è una profezia sono molto belli. Ci deve essere armonia nella distinzione, come per gli strumenti di una orchestra. E il secondo paragone è per sottolineare che bisogna che l'altro capisca. C'è infatti accostamento fra profezia e edificazione.

Terminato il grande discorso sulla carità e di lì ripartendo, è bello che ci sia questo discorso sulla profezia. Siccome la profezia edifica, è la prima grande manifestazione della carità. Ma non si fa profezia con elucubrazioni complicate (anche se esatte), che gli altri non capiscono. Questo è piuttosto un parlare in lingue. La profezia deve essere un ponte fra Dio e l'uomo. In questo senso il testo è un richiamo molto positivo. Poi verranno particolarità anche delicate (le donne che non possono prendere parola nell'assemblea). Ma per oggi va sottolineato che la profezia è un umile servizio alla Parola, perchè arrivi al cuore dell'uomo. In coerenza con l'augurio di Mosè, anche qui viene auspicato che il dono della profezia si dilati. C'è l'esigenza che ci sia qualcuno che profetizzi, e l'auspicio che questo dono sia esteso a molti.





26-5-97 1 Corinti 14, 15-19; Gv 19, 23-24 (Giovanni)



L'intelligenza


- Tutte le cose sono riscattate dal Signore. Oggi le scritture ci parlano dell'intelligenza, spesso una via di affermazione solitaria e orgogliosa, che nel mistero di Cristo può diventare l'assimilazione al desiderio di Dio che vuole comunicare se stesso. Le parole di oggi sono infatti collegate alla grande festa della Trinità celebrata ieri e sottolineano la fioritura della Pasqua, nella quale ciascuno trova la verità della sua vita in questo misterioso viaggio verso "l'altro". Dio ha fatto della nostra vita una città aperta, e di ogni giornata il momento di ricezione dei suoi doni. Noi, per una specie di inganno, possiamo stravolgere queste armonie. Ma l'inganno viene smascherato dalla intelligenza della fede. Chiediamo perdono al Signore, e domandiamo che tutta la nostra persona possa entrare nel mistero della sua carità.


- Importante che si si preoccupi del "non iniziato" (vs 16), cosa che sottolinea l'adeguamento di Dio alla nostra ignoranza. Nella celebrazione pasquale tutta la liturgia degli Israeliti si piegava a spiegare al figlio piccolo il mistero. Viene sempre fatta la scelta più vantaggiosa per il fratello: "preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza, per istruire anche gli altri" (vs19).

- Ricorda Dt 6: il comandamento dell'ascolto e dell'amore di Dio che deve essere celebrato in tutte le dimensioni della persona. Qui Paolo non accetta che nel rapporto uomo-Dio qualcosa resti fuori, Dio deve riempire tutto in tutti.

- vs 15: "pregherò anche con l'intelligenza". Nel Vangelo di Mc Gesù dice che bisogna amare con tutta la mente, cosa che non è detta nel passo corrispondente di Dt 6. Questo puntualizza che la preghiera è benedizione e ringraziamento, e da questo l'altro viene edificato.

- L'intelligenza ha un ruolo di servizio alla edificazione altrui.

- Pregare con intelligenza significa rendersi conto che meno parole si aggiungono alle parole di Dio, meglio è (vedi anche menzione di cinque parole vs 19). La Parola non ha bisogno di tante parole. Va semplicemente "fatta risuonare", bisogna farle da eco, perchè è fatta su misura per l'uomo.

- Altre due espressioni (edificare, vs 17, e catechizzare, vs 19) fanno parte di questa preghiera con intelligenza, che è attenta ai fratelli per la loro crescita.


- Tutto si può raccogliere in tre ambiti di servizio dell'intelligenza: 1) è un servizio a se stessi, perchè si riferisce alla parola stessa di chi prega; 2) il termine della salmodia, richiama l'assemblea cristiana; 3) scende anche al livello del non credente, che pure deve essere reso partecipe. Tutto questo è bello perchè ricorda lo stile di Dio, che vuole concedersi a tutti attraverso Gesù. Quello indicato oggi è il sentiero di Dio che si fa povero. Gesù era molto preoccupato di spiegarsi, di farsi capire. Si può anche ricordare 2 Cor cap 11-12, dove parla del problema del vanto e conclude di vantarsi delle sue debolezze. L'intelligenza, grande via dell'orgoglio umano, deve diventare una grande via dell'umiltà e della comunicazione.

Oggi nell'assemblea cristiana il canto, spesse volte, anzichè spiegare la Parola, la annebbia. Spesso i canti diventano motivo di esaltazione collettiva (vedi visita del Papa a Parigi l'estate scorsa), mentre dovrebbero aiutare a far scendere la parola nel cuore. Bisogna sempre piegare l'intelligenza alla verità. Alla fine deve sempre saltar fuori il ringraziamento per il dono di Dio. E' stato giusto desiderare che le scritture fossero tradotte in tutte le lingue, ma questo non deve diventare un atto di vanità, un allontanarsi dalla fedeltà della Parola.



Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 15:15. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com