Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

COMMENTO DELLA PRIMA LETTERA AI CORINTI

Ultimo Aggiornamento: 04/05/2019 17:13
Autore
Stampa | Notifica email    
09/12/2011 21:38
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

1 Corinti 8, 4-6; 



Molti idoli e dei, un solo Dio Padre


- La sapienza che emerge dal dono di Dio è sempre una sapienza di pace. Anche se Dio ce la dona, può essere difficile per noi averla, come abbiamo visto ieri. E' di ostacolo l'orgoglio del nostro cuore, che preferisce il merito al dono, la conquista alla gratuità della misericordia. I primi ad essere beneficati dalla sapienza sono i piccoli, per il mistero secondo cui il Padre ha posto la redenzione nel Figlio. E' importante chiedere al Signore la pace nella nostra condizione di figli e di fratelli, nella nostra situazione di ogni giorno, dove pure sembriamo negare la grazia che ci viene concessa. Chiedendo perdono per i nostri peccati, chiediamo anche che il Signore estenda la sua misericordia su tutti i nostri cari, particolarmente su quelli che ne hanno più bisogno perchè sono più soggetti al demone dell'orgoglio.


- Importante il "ma" del vs 6: il mondo è pieno di idoli e di signori, ma per noi c'è Dio Padre.

- Differenza fra idoli e dei: gli idoli (vedi Atti e Apocalisse) sono fatti dall'uomo, e non esistono. Gli dei sono le creature del male di cui si parla in Efesini.

- vs 6: quanto al Padre, direbbe: "dal quale tutto esiste, e siamo verso di lui protesi"; di Gesù invece: "anche noi, attraverso di lui".

- Degli idoli parla anche Sapienza, dove dice che ce ne sono molti anche se non esistono. L'idolo esiste nel cuore di chi l'adora. E' l'uomo che lo crea. Pensando a Gen 3, si può forse dire che ci sono tanti idoli quanti uomini.

- Rispetto alle descrizioni di Dio fatte nell'AT, oggi si aggiungono due parole preziose: Padre e Gesù. In consonanza con quanto si diceva ieri: tutto viene ricondotto al fatto che siamo figli di un unico Padre, e che Dio si è incarnato.

- E' bello che la caratteristica di Dio e la sua unicità siano nella parola Padre. Quando lo riceviamo come Padre noi riceviamo tutto (vedi la domanda di Filippo nel vangelo di oggi). Anche l'unicità di Gesù è data dal fatto che attraverso di lui possiamo ricevere in Padre.


- Il discorso dell'idolatria e dell'unicità di Dio non è un problema di cultura o di coscienza, ma di carità. A Corinto ognuno, afferrando il dono di Dio, si era fatto il proprio idolo. L'idolo è una proiezione di noi stessi (e quindi è più abbietto adorare un idolo che la natura; Sapienza 13); ciascuno di noi ha molti dei e signori. Appena si lascia la carità, si passa subito all'idolo. Nel vangelo, alla domanda di Filippo, Gesù risponde "chi ha visto me ha visto il Padre". Perché? Perchè si vogliono bene. Anche le nozze sono per fare dei due un uno. A volte si obbietta che il cristianesimo è un monoteismo imperfetto. Sarebbe vero se il Padre e il Figlio non si volessero bene. Invece è la meraviglia del monoteismo dell'amore. I primi cristiani si volevano bene ("un cuore solo e un anima sola", Atti). Se non ci si vuol bene, la realtà si frantuma e nascono molti dei. Il dono ricevuto, e la conseguente nostra grande responsabilità, è la perfetta unità nell'amore. Questo si vedrà bene nei cap 11 e 12. Poi Paolo affronterà il tema dell'ultima separazione: la morte, divinità cupa che si erge contro il Signore. Ma Gesù l'ha abbattuta.

Perchè non ci sia idolatria, bisogna che ci sia carità. La carità è descritta nel vs 6. La vera scienza emerge solo dalla carità, cosa che sperimentiamo ogni giorno in casa nostra: se accogliamo la presenza dello Spirito Santo, che è l'amore fra il Padre e il Figlio, va tutto bene, ma appena ce ne allontaniamo, tutto si popola di dei.

La verginità non è in opposizione al matrimonio. Il matrimonio cristiano non è una cosa qualsiasi, ma il mistero dell'unità. Più ci si vuol bene, più si è una persona sola. Si potrebbe anche dire che più ci si vuol bene, più Dio è uno solo. Fuori da questo c'è frantumazione, oppure tentativi di ottenere un'unità falsa attraverso minacce o sanzioni di morte.

5-5-97 1 Corinti 8, 7-13; Gv 16, 16-24 (Giovanni)



Non dobbiamo essere di inciampo alla strada del fratello


- La fede e la carità hanno legato per sempre cielo e terra. L'inizio del cap 8 ci aveva confermato che il muoversi nella nostra vicenda terrena e temporale è tutto legato alla nostra comunione col Padre e col Figlio. Oggi il testo taglia alla radice l'ipotesi di fedi religiose che divengano motivo di insensata divisione. La fede in Gesù ha unito tutti. Per noi è ormai chiaro che ogni aggressività verso il fratello che ci è a fianco è in realtà rivolta contro il Signore. Dobbiamo dolorosamente confrontarci con questa contraddizione: il Signore è l'amore, e noi non ci vogliamo bene. Bisogna invocare il Padre perchè, dalle nostre solitudini cattive, ci porti alla pace della comunione.


- vs 9: libertà. E' una parola altre volte tradotta con potere o arbitrio. Se la scienza diventa potere, è motivo di oppressione. In Ro 14, 10-21 ed in Gal 5, 13-15 viene ripreso il testo di oggi. Bisogna usare carità verso tutti, perchè per la carità Cristo è morto.

- Il testo di oggi critica molte posizioni che sono in noi e nel mondo che ci circonda. Il Vangelo porta ad una consapevolezza dell'importanza dell'incontro con gli altri, con gli elementi anche meno razionali della storia. Qui la consuetudine con gli idoli va tenuta in conto. Non si possono fare semplificazioni, nelle proprie azioni e pensieri bisogna tenere conto degli altri. C'è il primato della carità che solo in Cristo si può affermare.

- vs 8: "Non è questo cibo che fa avvicinare a Dio.."; colpisce che in Gv 4, 34 Gesù dica: "Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera". Questo cibo diventa la volontà di non ostacolare l'altro: è la carità e ci avvicina a Dio.

- vs 7: "Ma non in tutti è la scienza..." si contrappone al vs 1 "..sappiamo di averne tutti scienza." Fa pensare al problema della legge, che non è di tutti in quanto può diventare ostacolo. Come la legge è chiamata a piegarsi, così la scienza. Si è chiamati ad una rinuncia. C'è sempre da confrontarsi con una cosa che è successa (la morte di Cristo per tutti), e prenderne atto.

- vs 13: lo scandalo. Già al cap 1, 23 se ne parlava ("Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei..."). Lo scandalo, visto come caduta del debole. E' scandalo quando, in una storia partita da un gesto di debolezza (cap 1, 25), la debolezza non è tenuta in conto.


- I fratelli di Montesole dicevano che in Medio Oriente i cristiani non avrebbero dovuto bere vino, perchè per i mussulmani è peccato. Sotto l'influenza del cap 7 sul matrimonio e di Gv 15 , dobbiamo tener presente che il massimo bene è il bene delle persone, che poi è la loro strada di comunione con Dio. Questo è il criterio di giudizio per ogni nostro comportamento. L'osservanza dei comandamenti è finalizzata al rimanere nel Signore. Più avanti, nell'esempio di non prendere soldi per predicare, Paolo parlerà di "inciampo" per il vangelo che si verifica ogni volta che si crea un ostacolo per il fratello. C'è il rischio di cadere sotto un regime di precetti; ma la vera norma è la carità, cioè la strada di comunione con Dio in cui ciascuno deve essere aiutato a volere bene. La nostra vita va piegata in questa direzione. Questo testo ci riconsegna l'uno all'altro: quello che conta è non creare inciampo al fratello. Si capisce come Paolo arriverà più avanti a dire che c'è una strada più grande di tutte, la carità, che è al di sopra della legge. E dice anche (in Rm) che chi ama il prossimo ha adempiuto alla legge.

Qualunque norma o precetto che il Signore dà è perchè si possa crescere nel dono di rimanere in Lui. Anche il matrimonio è una cosa insensata se non si capisce che l'obiettivo supremo è il rimanere in Cristo: questa è la verginità. Tutto diventa vero e semplice, tutto è obbedienza lieta se l'amore è il fine. Prima di dire a un fratello "questo è sbagliato", devo pensare al suo bene. Anche una cosa giustissima non serve a niente se non favorisce la strada verso il Signore.



6-5-97 1 Corinti 9, 1-12; Gv 16, 25-33 (Giovanni)



Rinunciare ai diritti per non creare intralcio al Vangelo


- Chiediamo al Signore di poter essere partecipi della potenza dello Spirito che supera ogni legge e vede sempre la possibilità di seguire Gesù, che è l'adempimento di ogni intesa. Domandiamo perdono per ogni strettezza e avarizia della nostra vita, per tutte le volte che abbiamo arrestato l'ispirazione dell'amore e invece abbiamo rivendicato diritti, mormorato, protestato. Solo il perdono del Signore può concederci una vita aperta e feconda in Lui.


- Il superamento che abbiamo visto ieri della legge da parte della carità, torna oggi (vs 1, 6, 12.). Loro hanno il diritto ma non lo esercitano. Al vs 12 c'è la parola sopportare, che ritornerà al cap 13 nell'inno alla carità.

- Undici dei dodici versetti del brano di oggi sono spesi per sottolineare che ci sono realmente dei diritti. Ma poi nell'ultimo versetto dice che ad essi bisogna rinunciare. Il primo a rinuciare ai propri diritti è stato Gesù che "pur essendo di natura divina...".

- I diritti ci sono, ma c'è una considerazione superiore ad essi. Quindi non possono costituire una guida per il nostro comportamento. E' la ricerca di una sapienza superiore.

- Il brano richiama due testi evangelici: Gv 13 ( lavanda dei piedi) e Lc 9 (chi è il più grande). Paolo dice fatevi miei imitatori come io lo sono di Cristo.

- L'ultimo vs ricorda 1, 5. C'è una effusione speciale dei doni dello Spirito, ma anche una rinuncia da parte di Paolo di avvalersi dei diritti/poteri perchè la testimonianza di Cristo sia passata come dono, senza contaminazioni di tipo dare/avere. Questo rende il dono più saldo e più forte.

- vs 12: (...tutto sopportiamo...) si può mettere in relazione col vs 11 (con la tua scienza rovini il debole). Non avvalersi della propria scienza (cap 1) per non rendere vana la croce di Cristo.


- Le nostre difficoltà di fronte alla Parola di Dio nascono dal fatto che noi vorremmo avere delle regole. Ci andrebbe bene la legge. Ma il mistero cristiano non termina nella legge. Si può semmai dire che inizia dalla legge per terminare nel Signore. Cos'è il Signore rispetto alla legge? Non è il giusto, ma la vittima. Cosa succede coi precetti? Niente, finchè non si va oltre l'adempimento e si assume la parte della vittima. Gesù ha fatto così. E' successo qualcosa di veramente nuovo non perchè ha predicato bene, ma perchè è morto come malfattore.

In Gv 8 l'adultera non viene condannata perchè tutti sono peccatori. Ma neppure Gesù la condanna: è qui che comincia il mistero cristiano, quando la legge non viene applicata e l'innocente assume la pena. Se non succede questo, si sta nella legge che, pur avendo lati positivi per la convivenza umana, non salva.

Il massimo obiettivo nelle nostre case è andare secondo le norme. Siccome non ci si riesce, c'è sempre qualcuno che "paga". Anche Paolo qui dice di aver "pagato" (nel senso che non si è avvalso di legittimi diritti). O succede così, o non c'è la novità del Signore. Dare la vita per il fratello è molto diverso dal non uccidere il fratello. Bisogna andare al di là della legge, in un certo senso trasgredirla. Come fa Gesù che, Maestro, per esercitare la sua signoria si fa servo (Gv 13). Noi cerchiamo di raggiungere il regime della legge, ma dobbiamo essere consapevoli che la presenza di Gesù fra noi si manifesta solo se si va al di là. Così Paolo al vs 12 dice un "no" di trasgressione, di scavalcamento dei diritti.

Quindi non c'è una regola generale di comportamento, se non quella di guardare come si è comportato Gesù in tutte le situazioni contemplate dalla legge.

7-5-97 1 Corinti 9, 13-18; Gv 17, 1-5 (Giovanni)



Una "necessità" che ci sovrasta


- L'insegnamento che ci viene dalla lettera ai Corinti, e anche il modo più semplice per accogliere queste parole, è la presenza emergente della persona di Gesù. La strada da seguire non è tanto quella di considerare il rapporto di Paolo con cose e persone, quanto il rapporto di Paolo col Signore crocifisso e risorto. Questa è la vera strada della speranza. Chiediamo che per ciascuno il confronto con ogni precetto sia l'occasione per riproporre la presenza della persona di Gesù nella sua vita. E questo per rimanere in Lui, e portare frutto. Cioè per essere suoi discepoli e diventare luoghi della trasmissione del Vangelo. La nostra vita è piena di distrazioni, superficialità, cedimenti agli idoli dell'orgoglio, dell'angoscia, della vanità. Però sappiamo che chiedendo perdono possiamo confidare nell'incontro con la misericordia del Padre in Gesù.


- vs 16: c'è come un' impennata da parte di Paolo "...guai a me se non predicassi il vangelo!"; e verso la fine del vs 15 dà una spiegazione, quando dice che nessuno lo svuoterà di questo vanto. Già in 1, 17 aveva usato la parola svuotare (rendere vano): "non venga resa vana la croce di Cristo". In Filippesi dice che Gesù pur essendo di natura divina...si svuotò fino alla morte. In Gv 12 Gesù dice che se il chicco non muore.... E' questa spesa, questa consumazione totale e incondizionata della vita quello di cui parla Paolo.

- vs 18: "gratuitamente, senza usare del diritto". Paolo vive veramente, anche in senso materiale, del (dal) vangelo, senza avere diritti.

- vs 18: nel testo originale è più forte; non dice "predicare gratuitamente", ma "porre il vangelo in modo gratuito, non collegato alla spesa". Il protagonista è il vangelo, non l'evangelizzazione. Anche il vs 17 è più forte e problematico; direbbe infatti: "se faccio di mia volontà". Non si tratta solo di iniziativa.

- vs 16: non è un semplice dovere di obbedienza alla norma; si può dire:"E' una necessità che mi sovrasta", nel senso che anche volendo non ci si può sottrarre a questa dimensione dello spirito.

- Questa necessità che incalza è come il riconoscimento del grande dono che Paolo ha avuto da Dio e che non può essere trattenuto nè pagato.

- vs 18: dice una cosa grandissima. Per Paolo la ricompensa non verrà dopo, ma è il vangelo stesso, "senza usare di esso". Il vangelo è tutto: sia la sua vita, che la ricompensa. Mentre l'istinto umano porta ad usare il vangelo per ottenere altre cose, Paolo è libero da qualsiasi ulteriorità.


- Le due immagini di ieri, il pastore e il contadino, parlavano di Gesù. Infatti in Ap 7 il vero pastore è l'agnello immolato; senza di lui non si distingue il pastore buono dal mercenario. E nel testo del seme, la fertilità non è legata al contadino, ma al chicco che muore. Anche i due primi esempi di oggi parlano di Gesù: "trarre vitto dal culto" si riferisce a Gesù pane, ed "avere parte dell'altare" si riferisce a Gesù vittima. C'è sempre questo capovolgimento. Dobbiamo celebrare i misteri, ma essendo vittima. Non si tratta più di una buona amministrazione, ma di una partecipazione radicale: la novità della storia è il modo in cui Gesù vive. Conviene pensare ancora alla connessione verginità-matrimonio, che non sono stati contrapposti, ma l'uno è il vero volto dell'altro. L'importante non è l'osservanza del comandamento, ma che il giusto si la vittima.

Nella seconda parte del testo c'è la descrizione di come vivere dopo che si è incontrato il Signore crocifisso. Allora la vita cristiana non è più una sapienza, ma una realtà che ci sovrasta e toglie anche la possibilità della scelta. E' ineluttabile (parola usata abitualmente per indicare la costrizione del destino). Libertà e ineluttabilità possono stare insieme solo nel mistero cristiano. "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date": chi è entrato in contatto con l'epifania del Signore, che è la sua morte per noi, non può più scegliere. C'è un debito incolmabile che esige tutto. E' bello anche che nel vangelo di oggi Gesù dica al Padre "mi hai dato il vero potere", che è quello di dare la vita per gli uomini. Non è un potere sulla vita degli altri, ma è un potere di dare la vita per gli altri.


Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 20:53. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com