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COMMENTO DELLA PRIMA LETTERA AI CORINTI

Ultimo Aggiornamento: 04/05/2019 17:13
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30/11/2011 22:12
 
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Sammartini, Caselle, Bolognina, Ronchi



Lettura continua


1 CORINTI


1 Corinti 1, 1-3; 

Fecondità del saluto


- Per una comprensione più forte e diretta e un desiderio di grazia più grande, è importante collegare la Messa di oggi, con la quale iniziamo la nostra strada nella Prima Lettera ai Corinti, alla festa dell'Annunciazione celebrata ieri. Chiediamo che scenda su di noi la fecondità del saluto dell'angelo e dell'annuncio evangelico, di cui si percepisce così bene la forza nei primi tre versetti della lettera. Chiediamo che l'atmosfera della casa di Nazaret ci accompagni lungo la strada di questa lettura continua. Chiediamo che l'invocazione del nome di Gesù e il pentimento del nostro cuore ci dispongano ad un cammino ricco di frutti di grazia e di pace.


- La lettera che iniziamo a leggere, scritta ai fedeli della comunità di Corinto ma oggi destinata a tutte le chiese, si può in qualche modo paragonare al profumo dell'unguento che si spande in tutta la casa di Betania, di cui parla il brano evangelico di oggi.

- Già dal saluto, si vede chiaramente che il mistero di Dio è più grande di ogni persona e di ogni chiesa. In un certo senso la famiglia è sempre troppo piccola rispetto all'agnello (Pasqua descritta nel libro dell'Esodo), e si deve unire ad una più grande.

- "Chiamati ad essere santi": è la risposta al dono ricevuto. Ricorda Ebrei 4,10 (santificati dal sacrificio di Gesù) e Gv 17, 19 (consacrati alla verità).

- vs 2: i destinatari non sono solo i Corinti, ma anche gli altri; non è più come nei Salmi, dove l'elezione è solo per il popolo di Israele, ma è per tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore. Questo fa venire in mente Gv 4, 20-24 quando il Signore dice alla Samaritana che l'adorazione di Dio non è più un problema di luogo, ma di "spirito e verità".

- Viene fortemente sottolineata l'estensione del dono di Dio: lui, Paolo, chiamato (donato); loro, i Corinti, chiamati (donati).

- vs 2 "...chiamati ad essere santi insieme a tutti...": non c'è una santità singola, personale, ma una santità di chiesa. Invocare il nome del Signore è importante per questa dimensione comunitaria, ecclesiale. Invocare Gesù ci rende santi e ci unisce. Vedi Atti 4, 12 "..non vi é altro nome...".

- "santificati" espressione piuttosto rara, si trova in 1 Cor 6,11 "...siete stati lavati, santificati, giustificati...": ricorda il Battesimo. Non solo Paolo si definisce apostolo, ma anche i destinatari sono "dedicati" al Signore. Tutti sono consacrati ed hanno ricevuto da Dio un'investitura molto importante.

- Bello il verbo chiamato/i: fa pensare che c'è qualcuno che chiama e perciò non si è più soli. Adamo nel giardino è chiamato. Ora Gesù ci chiama alla sua comunione.


- Nel vs 2 il testo originale non dice "chiamati ad essere santi", ma "chiamati santi". Questa modifica è pericolosa perchè dà al testo un significato etico (ce la farà a diventare santo?). Invece il testo vuole esprimere un'azione di Dio: i santi portano questo nome non perchè sono stati bravi, ma perchè sono stati santificati da Dio, cioè hanno ricevuto in pienezza il dono di Dio. Così nell'Annunciazione il saluto dell'angelo comunica a Maria quello che lei è già (piena di grazia) e non sa di essere. Questo è vero anche per ciascuno di noi: ogni persona è quello che Dio ha fatto per lui.

Per la santità ci sono tre passi: 1) l'azione di Dio; 2) ci si fa santi con Gesù; 3) si esplicita la santità nella invocazione (vs 2). In 1 Pt 3 21-22 si dice che "il battesimo non è rimozione di sporcizia del corpo, ma invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza in virtù della resurrezione di Gesù Cristo". La caratteristica dei santi, prima di un comportamente morale retto, è l'invocazione, che unisce umiltà e pace. Non più solitudine, ma condizione nuova di comunione con Gesù.

Il vs 3 ("grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo"): più che un desiderio o un augurio, esprime l'azione rinnovatrice del dono di Dio. Quando nella liturgia riceviamo la benedizione, noi siamo veramente benedetti dal Signore. Per prima cosa c'è il dono di Dio (nell'Annunciazione, "piena di grazia"), poi la pace che è il primo frutto prezioso della grazia. I due termini sono sempre legati assieme. Chiediamo di rinnovarci a vicenda nel dono di Dio scambiandoci questi saluti.

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Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». At 8,30
 
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